Cenni Storici

Insediamenti continuativi sono documentati dal Medioevo, quando il territorio locale appartiene in gran parte al monastero femminile bresciano di Santa Giulia. Nel corso del ‘300 è la famiglia Porcellana ad assumere la signoria locale, testimoniata dall’erezione del castello e di varie altre costruzioni. La storia locale, priva di grandi eventi, risente del costante legame con la città di Brescia, anche quando Roncadelle diventa Comune autonomo nel 1800. 

Il nome di Roncadelle deriva dal latino altomedievale runcare (=smuovere, dissodare, estirpare, ossia preparare il terreno alla coltivazione), ma il suo territorio, almeno nella parte più occidentale, cominciò ad essere coltivato prima dell'era cristiana, essendo stato assoggettato alla centuriazione romana. Testimonianze di quei lontani insediamenti, favoriti dalla vicinanza di Brescia e dalla presenza dell'antica via per Laus Pompeia (Lodi Vecchia), sono i ritrovamenti di un'epigrafe e di una moneta di epoca romana. 

Il territorio di Roncadelle risentì costantemente della presenza del Mella e del Gandovere, che ne determinarono la conformazione e la composizione, la disponibilità di acqua, di ghiaia e di pesce, nonché i frequenti e dannosi allagamenti. 
Durante la dominazione longobarda, divenne una curtis regia, ossia un importante centro di produzione agricola appartenente alla corona, solo in parte coltivato a prati e vigne, utilizzato soprattutto come riserva di caccia e come provvista di legname per la corte ducale di Brescia. 

Ereditata dal re Desiderio nel 756, la corte di Roncadelle fu donata al nuovo monastero femminile di S. Salvatore (poi dedicato a S. Giulia) per essere runcata, ossia destinata alla coltivazione. Nei secoli successivi, il monastero vi eresse un cascinale ed un mulino sulla strada per Travagliato e vi mantenne un hospitium presso il transito del Mella sulla strada principale che univa Brescia a Pavia. Accanto a questi importanti riferimenti locali, si vennero formando due nuclei abitati distinti e spesso rivali, che nel Basso Medioevo vennero chiamati "Contrada dei Cortivi di Sopra" e "Contrada di Sotto (o dell'Osteria)". 

La popolazione locale, composta per lo più da dipendenti del monastero, si venne via via incrementando e si costituì in comunità: il 15 maggio 1306, davanti alla locale chiesetta di Santa Giulia, la vicinia di Roncadelle manifestò il desiderio di un sacerdote permanente, impegnandosi a contribuire al suo sostentamento. 

Dal sec. XIII, mentre il monastero di S. Giulia viveva un lungo periodo di crisi, si vennero affermando a Roncadelle nuovi proprietari, provenienti sia dalla nobiltà feudale che dai cives, cittadini arricchitisi con le proprie attività economiche. Tra questi emersero i Porcellaga, che vi acquistarono molti terreni e, dalla metà del '300, vi gestirono l'appalto dei dazi sulle merci in transito e i boschi demaniali lungo il Mella. 

Il territorio di Roncadelle, dopo essere stato comune rurale nella Quadra di Rovato, dal 1386 venne sottoposto alla giurisdizione diretta di Brescia e inserito nelle Chiusure cittadine rimanendovi per oltre quattro secoli. Tale situazione non bastò a proteggerlo dalle razzìe degli eserciti nemici (soprattutto nel periodo di passaggio dal dominio visconteo a quello veneto), ma comportò per i suoi abitanti alcuni importanti privilegi; mentre i Porcellaga, ottenuta la perpetuazione dei loro diritti di appalto nel 1410, poterono esercitare su Roncadelle una lunga signoria locale. 

Pecino Porcellaga e, dopo di lui, i figli Antonio e Marco, provvidero a dotare i possedimenti di Roncadelle di tutte le infrastrutture necessarie. Particolarmente impegnativa fu la realizzazione della seriola, chiamata "Porcellaga", per irrigare con le acque del Mella gran parte dei loro terreni. A Roncadelle i Porcellaga possedevano, oltre a terreni e cascine, anche una segheria, l'unica osteria, il forno, le fornaci; alla fine del '300 decisero di realizzarvi un castello per meglio difendere le loro proprietà e per affermare, anche visibilmente, la loro signoria sul territorio. 

Dotato di mura, torre e fossato, il castello sorse in mezzo alle due antiche contrade e contribuì allo sviluppo economico e demografico del territorio, che divenne sempre più abitabile e produttivo grazie ai lavori di prosciugamento degli acquitrini, di livellamento dei terreni, di canalizzazione e arginatura delle acque. La popolazione locale si stabilizzò intorno ai 700 abitanti e tale rimase nel lungo periodo di dominio veneto, nonostante le periodiche carestie ed epidemie e le frequenti inondazioni del Mella., Sulla importante strada "degli Orzi", che collegava la città alla fortezza di Orzinuovi, si svilupparono attività artigiane e commerciali. Tra queste, andò assumendo particolare importanza la produzione e la vendita di mattoni, coppi e ceramiche ottenute dalla lavorazione dell’argilla. 

 



Fonte battesimale nella chiesa di S. Bernardino
Nella seconda metà del '400 venne eretta, nella Contrada di Sopra, una nuova chiesetta, dedicata al popolare predicatore francescano Bernardino da Siena, transitato anche da Roncadelle nel 1422 e proclamato santo nel 1450. Intorno al 1530, in seguito ad una precisa disposizione testamentaria di un loro congiunto, i Porcellaga di Roncadelle acquistarono il giuspatronato della nuova chiesetta impegnandosi a mantenervi un sacerdote permanente, come la popolazione locale andava chiedendo da tempo. La chiesa di S. Bernardino, destinata a diventare parrocchiale, venne ingrandita e abbellita, anche con l'intervento del Romanino; nel 1531 venne dotata di un campanile e nel 1555 di un fonte battesimale; ma soprattutto vi venne mantenuto costantemente un curato, che si dedicava ai bisogni spirituali della popolazione. La chiesa venne consacrata ufficialmente il 3 Giugno 1565. Il nuovo impulso religioso della comunità locale è testimoniato dalla nascita della confraternita del SS. Sacramento, che assunse importanti compiti devozionali e assistenziali. 

In quel periodo fiorì a Roncadelle una sorta di Rinascimento locale. Grazie al diffuso desiderio dei proprietari terrieri di dimorare a lungo nelle proprie tenute e alla crescente sensibilità estetica, vennero sorgendo anche a Roncadelle nuove residenze di campagna e furono abbellite le case padronali già esistenti. Alcune stanze vennero fatte interamente affrescare. I maggiori cascinali (S. Giulia, Antezzate, Fedrisa, Villa Nuova, cui si aggiunse poi il Savoldo) si dotarono di oratori. Nella santella campestre sulla strada per Travagliato fu eseguito nel 1542 un dipinto di pregevole fattura. Nella seconda metà del '500 il castello venne trasformato in residenza signorile e per affrescarlo vennero chiamati il Romanino ed altri noti pittori bresciani. 
 

I Porcellaga si fecero poi coinvolgere, dalla fine del '500 alla metà del '600, dal diffuso clima di violenza, che pesò anche sulla popolazione locale. Soprattutto Sansone, sua moglie Camilla Fenaroli e il loro figlio Pietro Aurelio assunsero ruoli da signorotti feudali e commisero vari abusi e delitti, non sempre perseguiti dalle autorità bresciane e venete. Tale situazione ebbe termine il 5 aprile 1647 con l'arresto di Pietro Aurelio e la sua condanna definitiva. 
 



Il castello
Sua figlia Chiara Camilla, unica erede legittima delle vaste proprietà dei Porcellaga a Roncadelle, sposò nel 1659 il conte Gaspare Giacinto Martinengo Colleoni e riportò alla normalità la vita civile di Roncadelle. Anche il nuovo curato Faustino Agosti contribuì alla svolta interpretando egregiamente il bisogno di rinnovamento morale della popolazione locale, che si ricompose attorno ai comuni valori cristiani. Il cambiamento nella realtà locale fu reso visibile, verso la fine del '600, dall'ampliamento della chiesa parrocchiale, abbellita da nuovi dipinti e arredi, e dal rifacimento del castello, trasformato in imponente e lussuoso palazzo residenziale. 

La guerra di successione spagnola, nei primi anni del ‘700, lasciò dolorose tracce anche a Roncadelle, da quando il principe Eugenio di Savoia, comandante in capo delle truppe imperiali, venne ospitato per alcuni giorni dal marchese Pietro Emanuele Martinengo Colleoni nell’agosto 1701, fino a quando le truppe in conflitto non si allontanarono dal territorio bresciano nel 1706. In quegli anni Roncadelle subì pesanti requisizioni e saccheggi. Il 3 febbraio 1705, presso il ponte del Mella, si affrontarono tremila soldati francesi e duemila imperiali in un cruento scontro, che provocò gravi ferite anche al generale francese Lautrech, spirato poche settimane dopo a Brescia. 

Il rifacimento del castello non venne mai portato a termine dal marchese Pietro Emanuele, che si limitò ad ultimare e abbellire l'ala orientale, sia per la morte dell'unico erede maschio che per le rivendicazioni avanzate da alcuni Porcellaga di Brescia sulle proprietà di Roncadelle. Rimaste ai Martinengo, queste passarono per diritto ereditario agli Erizzo di Venezia e, nel 1816, furono vendute al nobile Scipione Guaineri, discendente di una famiglia che da alcuni secoli aveva possedimenti a Villa Nuova di Roncadelle. 

Nel frattempo il vento della Rivoluzione Francese, dopo aver dato l'ultima spallata alla ormai decrepita Repubblica Veneta, aveva spazzato via come foglie secche gli antichi privilegi, di cui anche Roncadelle aveva goduto per alcuni secoli; inoltre, nel 1798, dopo un millennio di ininterrotto possesso, i terreni del monastero di S. Giulia a Roncadelle e i relativi stabili vennero confiscati dal nuovo regime. 

Tra i numerosi cambiamenti attuati in quel periodo, vi fu la revisione dei confini del comune di Brescia, che consentì a Roncadelle di costituirsi, nel 1800, in Comune autonomo, gestito per alcuni anni da un Amministratore Municipale nella persona di Gaetano Piozzi. L'autonomia amministrativa, dopo alcuni ripensamenti, venne confermata nel 1816 dal governo austriaco. Il Comune venne gestito per alcuni decenni da Deputati scelti nella ristretta cerchia dei possidenti locali (Scipione Guaineri, Vincenzo Quaresmini, Clateo Franzini, Luigi Dusi, Manlio Calini) e, dopo l'unificazione d'Italia, da sindaci e assessori provenienti dalle stesse famiglie, cui si aggiunsero alcune personalità bresciane, che avevano interessi a Roncadelle, come il cav. Francesco Berardi, il dr. Rodolfo Rodolfi e l'ing. Giovanni Tagliaferri. 

I simboli scelti per lo stemma del comune furono la roncola come richiamo all'origine del nome di Roncadelle, la torre fortificata per sottolineare l'importanza del castello nella storia del paese, e il ponte sul Mella per ricordare lo stretto legame con il fiume e con la vicina città di Brescia. 

La popolazione locale, rimasta pressoché costante per alcuni secoli, ricominciò ad incrementarsi e raddoppiò nel corso del XIX secolo. La nuova espansione del paese fu resa visibile dalla progressiva edificazione lungo le strade di congiungimento dei nuclei abitati esistenti. 
 



Il municipio
La permanenza della grande proprietà agraria e lo sviluppo dell'occupazione operaia nelle vicine fabbriche cittadine favorirono a Roncadelle un'accentuata presenza sindacale, che portò ai primi scioperi agricoli, alla nascita di nuclei di socialismo attivo, a forme di mutuo soccorso e di cooperazione. Il disagio economico-sociale durò a lungo e si manifestò con sporadici episodi di violenza, soprattutto nella Contrada di Sotto. 

All'inizio del '900 venne realizzato il Municipio per accogliervi gli uffici comunali e le scuole elementari. Grazie ad un legato di Lucia Mussetti, vi venne avviato anche un asilo infantile, intitolato al dottor Pietro Cismondi, tragicamente scomparso nel 1885. 

La prima guerra mondiale, che causò tra la popolazione locale numerose vittime, diede una nuova coscienza ai lavoratori e anche a Roncadelle si inasprirono i conflitti sociali. Dopo una breve gestione amministrativa di segno progressista nel 1920-22, Roncadelle ritornò sotto la guida moderata e paternalistica dei possidenti. L'agrario Mario Lombardi, eletto sindaco nel 1923, dal 1926 assunse la carica di podestà, sostituito poi da Paolo Dusi nel periodo 1930-39. Le guerre volute dal fascismo comportarono nuove perdite e sofferenze per la popolazione locale. 


Monumento ai caduti
Nella lotta antifascista si distinse Scipione Guaineri, che dal 1943 divenne punto di riferimento per i partigiani, per alcuni rifugiati politici e per i soldati alleati dispersi nella zona, onostante l'ala occidentale del castello fosse occupata da un comando militare tedesco. Nell'aprile 1945 si verificarono in paese alcuni episodi di guerriglia, che provocarono la morte di quattro soldati tedeschi e di due roncadellesi. 

La gestione amministrativa locale, affidata nel 1946 ad una coalizione di sinistra (guidata da Angelo Manenti e poi da Eugenio Braghini), nel 1960 alla lista democristiana guidata dal prof. Luigi Sala, nel 1973 ad una maggioranza socialcomunista guidata da Renato Tobanelli, dal 1993 è affidata ad una giunta di centro-sinistra guidata da Giovanni Ragni. Nel dopoguerra il paese ha continuato ad espandersi: oltre allo sviluppo dell'edilizia privata, delle strade e delle attività produttive e commerciali, vi sono state realizzate varie opere pubbliche e nuovi servizi per una popolazione che è quintuplicata nel corso del '900.

 

Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Venerdì, 20 Febbraio, 2015