OPERE GIOVANILI

Si chiamava così il complesso di edifici voluti dal parroco don Amilcare Gatelli (1923-2015) e realizzati nei primi anni ’70 in via Roma. È stato un impegno corale, che ha coinvolto per alcuni anni gran parte dei Roncadellesi. E che merita di essere ricordato.
Divenuto parroco a Roncadelle, don Amilcare Gatelli, che era stato curato a Rezzato dal 1950 al 1967, si occupò soprattutto della gioventù locale, per la quale organizzò diverse iniziative di formazione e di impegno. E si preoccupò di fornire alla parrocchia le strutture che ancora mancavano o che apparivano insufficienti. Oltre all’Oratorio (v.), che aveva bisogno di essere ristrutturato, volle realizzare un luogo d’incontro e di impegno, un palazzetto sportivo e una struttura in grado di ospitare la scuola materna, allora frequentata da 120 bambini e costituita da locali nel palazzo municipale diventati ormai obsoleti e insufficienti.
Dopo aver identificato nell’area a sud della chiesa parrocchiale (v.) la dislocazione più opportuna per tali opere, venne contrattato con il proprietario Felice Comini l’acquisto del terreno, situato tra la canonica e la struttura parrocchiale (ex oratorio) utilizzata dal circolo ACLI.
Ottenuta l’approvazione di massima del progetto da parte dei capifamiglia riuniti nella sala del cinema parrocchiale, si cominciò a raccogliere fondi: oltre alle offerte in busta, si avviarono raccolte di carta e di ferro; qualcuno offrì anche oggetti in oro e in argento. Il terreno venne acquistato nel 1971. Furono poi distribuite 1243 schede (una per ogni famiglia di Roncadelle) per votare i rappresentanti del Consiglio Direttivo: 2 membri per ognuna delle 15 zone in cui venne diviso il paese. Votarono 832 famiglie (pari al 67% del totale).
Furono quindi nominate tre commissioni (tecnica, finanziaria e organizzativa) per seguire da vicino l’esecuzione delle opere. I progetti vennero forniti gratuitamente dai fratelli Flaviano e Valerio Gatelli, nipoti del parroco. La spesa prevista per le sole opere murarie era di 45 milioni di lire. Si decise la demolizione dell’edificio ACLI; si discussero i progetti apportandovi alcune modifiche; si scelsero le imprese edili più convenienti tra quelle che avevano risposto all’invito. Inoltre, ogni fine settimana una squadra di elettricisti, muratori e manovali contribuì gratuitamente all’esecuzione di alcuni lavori, mentre la signora Giacinta offriva loro panini imbottiti e dalle Cantine Barbi arrivavano cesti di vino. Gli impianti elettrici vennero eseguiti gratuitamente da Renato Carletti.
Si chiesero alla popolazione prestiti in forma gratuita o a tasso minimo, e ci fu una buona risposta. Il pittore Italo Comini propose una mostra-vendita quadri, a cui lui e i suoi amici pittori avrebbero contribuito con un certo numero di opere. Il gruppo teatrale, diretto dal parroco, si impegnò ad eseguire riviste-spettacolo finalizzate alla raccolta fondi. L’oratorio organizzò pesche e lotterie.
Le opere vennero inaugurate nel 1973.
L’edificio della Scuola Materna, dotato di sei aule, due saloni ed una cucina attrezzata, oltre che dell’ufficio direzione e di servizi igienici adeguati, appariva spazioso e molto luminoso. Vi vennero destinati due locali come alloggio provvisorio per le suore in attesa di ristrutturare la vecchia abitazione del sacrista e suor Brigida, felice ed incredula, andava ripetendo: “Siamo diventate ricche!”. L’edificio ospitò quattro sezioni di bambini iscritti all’Asilo “delle suore”; e, nel 1975, ospitò anche due sezioni della Scuola Materna Statale.
La Casa del Giovane era un ritrovo bar con salette da gioco e ascolto musica; la gerenza venne affidata inizialmente a Rino Conforti, poi ad un gruppo di giovani e, infine, alla società New Gyn Club.
Il Palazzetto dello Sport, che si presentava imponente e spazioso, venne realizzato con una funzione polivalente per varie attività sportive (tennis, pallavolo, pallacanestro, schettinaggio, ginnastica artistica, palestra, ecc.) soprattutto nella stagione invernale, con una capienza di circa 500 spettatori.
Il Bocciodromo con quattro piste in terra battuta era sormontato da una piattaforma utilizzabile come pista di pattinaggio. La struttura cominciò subito ad essere utilizzata soprattutto dalla locale Bocciofila, che era nata come Acli-Conber nel 1966 (presieduta da Emilio Acerbis), divenuta Bocciofila FAR nel 1971 (presieduta da Gaetano Buccella), poi Bocciofila Mobili Del Bono dal 1972. Ma, a metà settembre 1975, una sorgiva sottostante inondò il campo da gioco e, per risolvere il problema, l’anno seguente, su indicazione degli ingegneri Tonoli e Brognoli, venne rialzato di 2 metri il pavimento del bocciodromo e inserite pompe idrovore nelle intercapedini dei muri perimetrali. E la Bocciofila poté riprendere a giocare, raccogliendo ottimi risultati anche a livello nazionale.
Sopra il “terrazzone” del bocciodromo vennero poi costruite le aule di catechismo ed un salone, messo a disposizione della Banda musicale (v.). La nuova struttura accolse anche l’Accademia musicale “Preludio”, la Bocciofila e il centro “Casa Amica”.
Il Palazzetto favorì la nascita di gruppo sportivi. Nel 1974 nacquero le sezioni di Pattinaggio (140 iscritti) diretto dalla campionessa azzurra Giancarla Parigi, di Ginnastica artistica (120 iscritti) diretta da Daniela Perani e poi dalla prof.ssa Loredana Consoli, e di Karate (14 iscritti) diretta da Janosich Maggiori; nel 1975 si formò quella di Judo (25 iscritti) diretta da Mario Malacchini e dal M° Amedeo Chiesa; nel 1976 quella di Basket (22 iscritti) diretta da Cesare Tomasi, che aderì all’Anspi (ora Csi). Come responsabili della gestione del Palazzetto furono nominati Attilio Spada e Carlo Pedrini e, successivamente, Vittorio Maifredi. Le sezioni sportive spostarono poi le loro attività negli impianti sportivi realizzati dal Comune negli anni successivi.
Le Opere Giovanili, che assunsero la denominazione di “Centro Paolo VI”, dopo 30 anni di vita vennero ritenute non più necessarie per svolgere le attività pastorali della parrocchia, che nel frattempo aveva accumulato un debito elevato a causa delle nuove opere attuate da don Eugenio Panelli. Sono state quindi messe in vendita e il Comune le ha acquisite nel 2006 al prezzo di un milione di euro con l’intento di utilizzare l’area (3.600 mq), posta nel cuore del paese, per servizi socio-sanitari mantenendone la destinazione SP (servizi pubblici) nell’ambito della riorganizzazione degli spazi pubblici.