VERDE PUBBLICO

Gli spazi verdi all’interno delle aree urbanizzate (parchi, giardini, viali alberati, aiuole) non hanno solo una funzione estetica, ma migliorano la qualità dell’aria, mitigano gli effetti dell’isola di calore che si forma nei centri urbani, aumentano la permeabilità del suolo e promuovono la biodiversità, contribuendo al benessere dei cittadini. Il territorio di Roncadelle ne ha particolare bisogno, dovendo ridurre anche l’impatto delle grandi vie di comunicazione che lo attraversano.
Nei secoli passati a Roncadelle il verde di uso pubblico era per lo più ristretto alle aree boschive, che la comunità locale proteggeva come beni collettivi per le varie utilità che ne traeva. Ma la maggior parte del territorio locale era utilizzato come superficie agricola; e quasi tutte le abitazioni private erano dotate di brolo o di orto, come si deduce dai documenti e dai censimenti catastali (1646-1805-1852-1898). Nel ‘700 i Martinengo Colleoni (v.) realizzarono a sud del castello (v.) un grande parco-giardino e a nord un viale alberato (attuale via Roma) applicando una visione urbanistica e ambientale moderna, probabilmente appresa dai Savoia; mentre le strade rurali erano tradizionalmente dotate di filari d’alberi (soprattutto gelsi) per funzioni pratiche e produttive.
Poi, molte abitazioni (v.) locali si dotarono di giardino privato, sia pure di piccole dimensioni. Anche il piano Ina-casa, che nei primi anni ’50 diede abitazioni nuove agli sfollati, prevedeva un giardino per ogni famiglia, come anche i successivi progetti edilizi dei “villaggi” Marcolini.
Il problema di dotare il Comune di verde pubblico si pose a partire dagli anni ’70, con l’Amministrazione Tobanelli che, espandendo l’urbanizzazione del territorio, realizzò i primi parchi pubblici nel rispetto dei disposti di legge, che imponevano di destinare a verde (attrezzato o per lo sport) almeno 15 mq di aree pubbliche per abitante. Lo standard fu raggiunto alla fine degli anni ’70. Sommando il verde pubblico attrezzato di via Marconi (parco delle Montagnette, mq 34.100), del villaggio Mella (o de le bröte, mq 2.300), di via Fermi (a fianco del cimitero, mq 6.240), di via Roma (a fianco del Municipio, mq 860), della lottizzazione Volturno (mq 3.000), dei primi impianti sportivi in via Di Vittorio (mq 17.000) e le aree sportive presso la Scuola Media (mq 2.500), si raggiungevano mq 66.000 (pari a 13,20 mq per abitante). A queste si potevano aggiungere le aree verdi attrezzate di proprietà privata, ma di uso pubblico, nel complesso edilizio “Caduti Piazza Loggia” (poi chiamata “parco Collodi” di mq 7.500) e nel nuovo lotto edificato della Cooperativa “La Famiglia” (mq 2.250). Il totale dava mq 75.750 (ossia 15,15 mq/ab.).
La maggiore di queste aree (parco delle Montagnette) era in precedenza una cava per rifiuti industriali, che il Comune trasformò in verde attrezzato con impianti per attività sportive e culturali, anche attraverso l’opera di volontari, con l’apporto di circa 90.000 metri cubi di ghiaia e terreno vegetale recuperati dagli scavi per le nuove costruzioni effettuate in paese in quel periodo. Il parco venne dotato di una pista di pattinaggio, di un anfiteatro, di uno spazio erboso per le feste popolari e per iniziative culturali, di giochi per bambini, di un chiosco e di ampio parcheggio. È diventato così uno dei principali luoghi di aggregazione del paese, soprattutto nei mesi estivi.
Vi erano anche aree verdi minori (davanti al sagrato della parrocchiale, nel primo villaggio Marcolini, ecc.). Vennero realizzati poi altri parchi, in via Gramsci, in via Gagarin, in via F.lli Cervi, in via Terracini, in via Giovanni XXIII, in via Dalla Chiesa, ecc. Ma la realizzazione più ampia e costosa (con continua lievitazione dei costi) fu la trasformazione del Cono Ottico in parco pubblico attrezzato. Si tratta di un’area, compresa tra via Cismondi e l’ex strada statale 235, anticamente acquitrinosa e soggetta alle esondazioni del Mella (v.), poi recuperata alla coltivazione agricola e tradizionalmente chiamata “Cantarane”, che è stata sottoposta a vincolo nel 1960 ai sensi della Legge 29 giugno 1939 n. 1497 (protezione delle bellezze naturali) per consentire di ammirare la struttura del castello (v.). Grazie a quel vincolo l’area si è salvata dall’espansione edilizia, salvo alcune frange.
Posto nel cuore del centro urbano, che storicamente non aveva mai avuto una piazza di aggregazione essendo frazionato in contrade, il Cono Ottico è stato trasformato nel 1985-86 in un grande parco pubblico aperto, destinato a diventare la piazza centrale del paese. La sua funzione di “cono ottico” è rimasta anche nel nome attribuito al parco da un referendum indetto tra gli alunni delle scuole elementari e medie nel 1999. Il suo lungo viale centrale, che ospita il mercato settimanale e altre manifestazioni, consente ancora di osservare il castello, grazie ad una suggestiva prospettiva. Il parco è stato attrezzato con giochi per bambini, un percorso vita, un’area sgambamento cani recintata, alcune panchine e, soprattutto, un patrimonio arboreo che lo rende un polmone verde per il paese, insieme al vicino parco privato di palazzo Guaineri (v.).
In un censimento del verde pubblico, effettuato dall’associazione “Il Salice” (v.) nell’estate 1989 con il coordinamento dell’esperto botanico Marino Lorenzi, vi vennero conteggiati 870 alberi (tra cui 259 aceri montani, 73 platani, 67 pioppi cipressini, 65 betulle). Nel 2001 l’agronomo G. Pietro Bara ne conteggiò 682 (tra cui 225 aceri montani, 63 platani, 63 pioppi, 51 betulle). In dodici anni il 21% del patrimonio arboreo aveva subito danneggiamenti o disseccamenti e quasi la metà degli alberi nel 2001 mostrava segni di sofferenza, in parte fisiologici, in parte per fattori climatici o per le condizioni del terreno, ma anche per manutenzioni errate o per atti di vandalismo.
Stessa situazione al parco delle Montagnette, la seconda area di verde pubblico, che nel 1989 aveva 906 alberi (tra cui 170 cipressi dell’Arizona, 199 aceri americani, 99 cedri dell’Atlante) e che nel 2001 erano 725 (tra cui 160 cipressi dell’Arizona, 178 aceri americani, 52 cedri dell’Atlante). Sulla diminuzione degli esemplari ha influito, oltre alle solite cause naturali o umane, anche il fatto di aver privilegiato specie esotiche anziché autoctone.
Entrambi i parchi hanno quindi beneficiato di interventi mirati, come l’abbattimento di alcune piante, la potatura di altre, l’eliminazione delle siepi, ecc.
Anche il parco Collodi, chiuso tra il polo scolastico e i condomini “Caduti Piazza Loggia”, che nel 1989 aveva 271 essenze arboree e rimasto poi a lungo trascurato, è stato oggetto di un intervento di riqualificazione nel 2007-08 con l’eliminazione della siepe di cinta, la potatura degli alberi esistenti e la messa a dimora di nuove essenze, il rifacimento del manto erboso, un nuovo impianto di illuminazione, l’arredo con pannelli e statue in legno che rappresentano la storia di Pinocchio e con nuovi giochi per bambini.
Per quanto riguarda le vie comunali alberate, si è rivelata sbagliata la scelta degli anni ’70 e ’80 (fatta da molti Comuni) di piantumare specie arboree non adatte al territorio locale, come i pini marittimi, che erano forse di facile manutenzione, ma che hanno causato il dissesto di marciapiedi e di passaggi pedonali, e che devono essere man mano sostituiti.
Il verde pubblico a Roncadelle ha ora una superficie complessiva di circa 275.000 mq (anche se non tutti fruibili). Si tratta di un’estensione notevole (3% del territorio comunale) e quindi impegnativa. Parchi, viali e aiuole richiedono infatti una manutenzione costante e, a volte, interventi straordinari. Per contenerne i costi, l’Amministrazione comunale si avvale anche dell’opera volontaria di alcune associazioni locali. Ad esempio, il verde delle scuole è gestito dall’A.V.I.S. (v.); quello della Materna Statale e il parco di via Mazzini dalla sezione Atletica del C.S.C.R. (v.); il parco di via Fermi da “Roncadelle in fermento” (v.); quello di via Gramsci da alcuni residenti; quello delle Montagnette dal Gruppo Alpini (v.). Inoltre, il Gruppo locale della Protezione Civile (v.) provvede periodicamente a liberare l’alveo della roggia Mandolossa da arbusti, tronchi (e rifiuti) per prevenire rischiose esondazioni.
Interessanti risultano i progetti di Orto Botanico avviati sia presso la Scuola dell’Infanzia statale con i volontari di “Roncadelle in fermento”, sia presso la Scuola Primaria con gli studenti dell’Istituto “Dandolo” di Bargnano (diretti dal prof. Marino Lorenzi) e con la maestra Scattarelli. Vi sono state piantumate diverse essenze aromatiche, piante da frutto e diverse tipologie di verdure a seconda della stagionalità. Grazie a questa esperienza, i ragazzi imparano anche la necessità di tutelare l’ambiente e di rispettare la natura e i suoi ritmi.
Certamente utili a sensibilizzare i cittadini in tal senso sono anche le iniziative “Puli-amo Roncadelle” e il volontariato di alcuni ragazzi “socialmente attivi” che, col loro giubbino arancione, effettuano una periodica pulizia dei parchi locali.
Un recente progetto sta riqualificando in bosco urbano l’ex area Ikea, divenuta di proprietà comunale, con la messa a dimora di 1.000 piante autoctone, appartenenti a diverse specie arboree ed arbustive tipiche della pianura Padana, garantite da passaporto fitosanitario e curate per 3 anni dalla Rete Clima, un ente non profit che promuove azioni di sostenibilità ambientale e di decarbonizzazione.
Da ricordare anche la mappatura arborea di quattro parchi locali, effettuata nei primi mesi del 2020 da studenti dell’Istituto “Dandolo” col prof. Salvatore Agliata e stampata in un opuscolo-catalogo illustrativo nell’ambito del progetto “Pianura Sostenibile” promosso dalla Fondazione Cogeme Onlus. Nel catalogo viene anche approfondita la conoscenza della “paulonia”, specie botanica ad alto fusto, originaria della Cina, introdotta in Europa alla metà dell’Ottocento con scopi ornamentali, che presidia il Municipio da oltre un secolo, anche se con qualche evidente sofferenza. La pianta è stata rappresentata, con felice intuizione, dal pittore Mario Rivetta nel dipinto che campeggia in sala consiliare, mentre abbraccia (e sembra proteggere) i simboli storici e artistici di Roncadelle.
Tali iniziative servono a rendere tutti consapevoli e responsabili del patrimonio straordinario che l’Amministrazione comunale mette a disposizione della comunità locale e che merita costante cura e rispetto trattandosi di un bene collettivo, utile al benessere di tutti.