TERRITORIO

Il territorio di Roncadelle all’inizio dell’Ottocento.
La storia di una comunità non può prescindere dalla dislocazione e dalla morfologia del suo territorio, che viene continuamente modificato nel tempo dalle attività economiche e dalle scelte socio-culturali dei suoi abitanti, che riflettono in esso la propria identità.
Il territorio di Roncadelle è situato nella fascia dell’alta pianura bresciana, ad ovest-sud-ovest della città di Brescia. Ha una superficie di Kmq 9,37. L’andamento del suolo è pianeggiante con una lieve pendenza da nord-ovest a sud-est, che doveva essere più marcata e articolata nel passato. L’altitudine media è di circa 122 m. sul livello del mare, con punte massime di m. 146 presso il confine nord ed una minima di m. 114 presso l’estremità sud.
Confini. Il territorio comunale è compreso tra la strada statale 11 (Padana Superiore) a nord, il fiume Mella ad est, la strada provinciale (ex S.S. 235) di Orzinuovi a sud e l’ambito del torrente Gandovere ad ovest. I suoi attuali confini con i comuni di Brescia, Castelmella, Torbole Casaglia, Travagliato, Castegnato e Gussago sono stati definiti da una combinazione di fattori storici e geografici: ad est il confine con Brescia è stato fissato dal corso del fiume Mella; a sud dall’antica strada di Orzinuovi e dalle antiche proprietà del monastero di San Faustino in Torbole; ad ovest dagli antichi possedimenti del monastero di Santa Giulia e dalla proprietà di Antezzate, a lungo appartenuta ai Porcellaga; a nord dall’antica strada di Palazzolo e dalle proprietà fondiarie di alcuni possidenti locali.
Suolo. Situato in una zona di confluenza tra i depositi alluvionali del fiume Mella provenienti da nord-est e i sedimenti fluvioglaciali provenienti dall’anfiteatro morenico di Iseo a nord-ovest, il territorio di Roncadelle si estende dall’alta pianura permeabile e asciutta fino alla linea superiore delle risorgive, che hanno denominato alcune zone locali (Fontanone, Fontanello, Breda Sabbia). Il terreno, prevalentemente calcareo, mantiene la propria struttura di medio impasto tendente ad argilloso per circa un metro sopra un materasso alluvionale di ghiaia e sabbia, sotto il quale si stendono gli strati rocciosi del Pliocene, del Miocene e di periodi più antichi. Nella parte occidentale del territorio sono identificabili due deboli depressioni (grosso modo corrispondenti agli attuali alvei del Gandovere e del Mandolossa) dove sono depositati materiali più fini trasportati dai corsi d’acqua provenienti da Gussago-Cellatica. La morfologia del territorio è stata sensibilmente modificata nel corso della storia, e in particolare nell’ultimo secolo, dagli interventi antropici: edificazioni abitative, reti viarie (anche sovracomunali) e insediamenti produttivi. Di conseguenza, sono rimasti piuttosto scarsi gli elementi geomorfologici naturali.
Acque. Riguardano il territorio di Roncadelle due corpi idrici principali: il fiume Mella (v.), che vi scorre da nord-est a sud-ovest, svolgendo anche la funzione di confine amministrativo sul lato orientale; e il torrente Gandovere, proveniente dalla Franciacorta, che all’altezza di Castegnato si divide in due rami, uno dei quali attraversa Roncadelle col nome di “fosso Gandovere”, bagna la cascina Fedrisa per poi dirigersi a Torbole, mentre l’altro prosegue lungo la strada provinciale 510 fino alla località Mandolossa, dove riceve l’apporto del torrente Canale dalla valle di Navezze, attraversa il territorio di Roncadelle da nord a sud col nome di “roggia Mandolossa” per poi dirigersi verso Castelmella ed Azzano, dove confluisce nel Mella.
La roggia Mandolossa divide il territorio comunale in due settori: a destra delimita l’area rimasta agricola, bagnata anche dalle seriole Castrina, Castegnata e Mainetta, che fa parte del Consorzio di bonifica “Sinistra Oglio”; a sinistra delimita il nucleo abitato e produttivo, percorso storicamente dalle seriole Porcellaga e Renolda (ora perlopiù coperte per uso fognario), e facente parte del Consorzio di bonifica “Mella e Fontanili”.
All’estremità ovest del territorio vi è anche un laghetto ricavato dal recupero di una cava dismessa. Le opere di regimentazione che hanno interessato il fiume Mella ne impediscono oggi la divagazione e l’interazione con il territorio circostante, mentre la depressione nastriforme in cui scorre la roggia Mandolossa è ancora soggetta alle acque di piena in occasione di precipitazioni intense.
Vegetazione. Del bosco originario non resta traccia. Solo lungo le rive dei corsi d’acqua le rigogliose zone arborate ricordano gli antichi boschi di salici, di betulle, di carpini, di ontani. Molto ridotta anche la flora acquatica. Il territorio urbanizzato è intervallato da aree di verde pubblico (v.) con diverse essenze arboree; alcune vie sono fiancheggiate da filari di alberi (non sempre autoctoni) e varie abitazioni sono dotate di giardini ed orti. Nell’ultimo secolo la superficie agricola utilizzata è scesa da 833 a 536 ettari. I campi e le strade rurali sono spesso delimitati da alberi, anche se i vecchi filari di robinie, di platani e di gelsi risultano in gran parte abbandonati o distrutti.
Insediamenti. Il centro urbano occupa compattamente l’area sud-orientale del territorio, dove risiede il 97% della popolazione locale (circa 4.000 famiglie). Dei 1.100 edifici esistenti a Roncadelle, l’86% sono abitativi. Negli ultimi decenni sono sorti grandi insediamenti industriali e commerciali, soprattutto nella zona nord-est del territorio comunale. Il suolo consumato, che nel 1929 era di 64 ettari (7% del territorio), ha raggiunto i 360 ettari (38%); la sua diffusa impermeabilizzazione può comportare problemi ecologici e ambientali.
Vie di comunicazione. Le strade del centro urbano, che un secolo fa erano cinque (esclusi i vicoli), sono diventate 60. Alcune ex strade rurali fungono da collegamento tra Roncadelle e i centri urbani limitrofi, come via S. Giulia e via F.lli Cervi. Attraversano il territorio locale, come moderni decumani, anche alcune importanti vie di comunicazione sovracomunali, come la ferrovia Milano-Venezia (1854), la ferrovia Brescia-Iseo (1885) che lambisce il confine nord, l’autostrada A4 (1932) e la tangenziale Sud di Brescia (2008) collegata alla A35 (2014) proprio sul territorio di Roncadelle. L’intenso traffico di scorrimento crea problemi di inquinamento ambientale (v.).
Storia. Recenti studi geologici e idrologici hanno rilevato come il territorio di Roncadelle, con le sue ampie depressioni che interrompevano la vasta zona rialzata della pianura travagliatese, fungesse da impluvio per le acque della Franciacorta (Livorna, Gandovere, Canale) e per quelle del Mella, conservando solo una fascia centrale (in corrispondenza dell’attuale centro urbano) più alta rispetto alle aree limitrofe. Vi si formò quindi un grande deposito di materiale alluvionale, che le acque provenienti dal nord accumulavano in modo confuso sul territorio. Quando le precipitazioni erano più intense, gran parte del territorio veniva inondato; le acque eccedenti venivano poi assorbite dal terreno permeabile oppure stagnavano sui terreni più compatti formando zone acquitrinose. I corsi d’acqua mutavano capricciosamente i loro percorsi, ancora non ben definiti, a seconda del variare del regime delle piogge e della consistenza dei terreni, modificando la geografia del territorio locale, nel quale boschi, stagni, dossi, lanche, morte, golene, superfici fangoso-argillose dovevano alternarsi in uno scenario vario e tormentato. Si può quindi presumere che, fino all’inizio dell’era cristiana, la natura si imponesse in tutta la sua forza maestosa e la sua violenza selvaggia sul territorio locale, coperto da una foresta rigogliosa, solcato da torrenti impetuosi, abitato da molti animali in libertà.
L’alveo del Mella, che anche in epoca storica doveva avere una larghezza ben più rilevante di quella odierna, spaziava sull’ampia fascia di territorio, composta dai depositi sabbiosi e ghiaiosi del fiume, che si stende dal castello di Roncadelle a Chiesanuova; e subiva deviazioni periodiche sia a causa dell’accumulo di sedimenti trasportati a valle dal fiume stesso, sia per interventi dell’uomo, che tentava di modificarne il corso a proprio favore. Esso formava quindi frequenti meandri e isolotti sabbiosi. La grande ansa del Mella a sud-est dell’attuale territorio di Roncadelle era molto marcata e depositava continuamente sabbia e ghiaia nella zona che venne chiamata “Breda Sabbia” (ora “cono ottico”). In essa probabilmente confluiva da nord una derivazione del fiume o un torrente, che scorreva quasi parallelo all’attuale corso del Mella, ad una distanza di poche centinaia di metri più ad ovest, come sembrano dimostrare i resti di un ponte di epoca indeterminata rinvenuti casualmente nel giugno 1986 nel centro urbano di Roncadelle.
In epoca protostorica i Cenomani (v.) non dovettero incidere granché sulla natura del territorio locale. Vi fu forse un modesto insediamento nella zona nord-occidentale, chiamata Tezago, e qualche coltivazione di vite col sistema della piantata appreso dagli Etruschi, ma non venne sostanzialmente intaccato il predominio dell’incolto e della selva.
La prima grande trasformazione del territorio avvenne nel corso del I secolo d.C. con la centuriazione (v.), la cui griglia regolare di linee parallele e perpendicolari (cardini e decumani) ha segnato il territorio locale per secoli ed è tuttora leggibile. Venne esclusa dalla centuriazione la zona orientale, lasciata incolta (saltus) in quanto soggetta alle frequenti esondazioni del Mella.
Le principali vie di comunicazione che lambivano i confini del territorio erano, a nord, la strada che collegava Brescia a Milano e, a sud, quella che dalla città si dirigeva verso Torbole per collegarsi all’importante arteria che conduceva a Laus Pompeia. Quest’ultima aveva un tracciato un po’ diverso da quello della successiva Brescia-Orzinuovi, in quanto attraversava il Mella più a valle dell’attuale ponte, si dirigeva verso Onzato per poi deviare ad ovest verso Torbole, evitando gli acquitrini locali.
Con la caduta dell’impero romano, gran parte del territorio rimase a lungo abbandonato a se stesso. Al tramonto del dominio dei Longobardi (v.), che sfruttarono boschi e acquitrini locali per la caccia, il territorio divenne una curtis (v.) prima di proprietà della corona e poi del monastero di S. Giulia. Infatti, tra le donazioni del re Desiderio al monastero, vi era una “braida” di 50 iugeri (pari a 120 piò, secondo la misura medievale) con altri 50 iugeri di bosco situati presso il Mella, nel luogo detto “Runca, ovvero Runco Novo” che, secondo molti studiosi, dovrebbe corrispondere al territorio di Roncadelle; e sarebbe stato quindi il primo nucleo per la formazione del territorio e della comunità locale. La curtis si estendeva dal Mella alla campagna di Torbole. Nell’inventario-polittico di S. Giulia stilato intorno al 900 non si trova ancora il nome di Roncadelle (che apparirà nei documenti dopo il Mille); è lecito supporre che la curtis locale fosse considerata ancora territorio di Torbole. Dai dati riportati si può quantificare l’estensione della parte dominicale della curtis di Torbole-Roncadelle in circa 90 piò di terre arabili, cui bisogna aggiungere i prati, le vigne e i boschi, di cui non sono definibili le estensioni, ma che con ogni probabilità superavano quella delle terre arabili. A queste bisogna aggiungere anche la parte massaricia, data in locazione ad affittuari, che non è stata inserita nel documento. Alcuni spazi boschivi e “lamivi” vennero quindi messi a coltura, ma una reale trasformazione del territorio ricominciò dopo il Mille.
Dal XII secolo divenne sempre più stretta la relazione tra la comunità e il territorio di pertinenza, che cominciò ad essere meglio definito anche dal punto di vista dei confini. Nel 1248 l’abate Gielmo di S. Faustino e la badessa Tuttobene Confalonieri di S. Giulia si accordarono sui confini delle loro rispettive proprietà in località “Casapagana”, determinando così una definitiva demarcazione tra i territori di Torbole e di Roncadelle. I documenti di quel periodo citano ormai “Runkethelle” come località abbastanza definita, che confinava a nord con la “campagna di Fiumicello”, ad est con i boschi o “saletti” del Mella dipendenti dalla città, a sud con l’antica strada degli Orzi e con il territorio di “Unsado”, ad ovest con la campagna di Torbole e di Travagliato, a nord-ovest con “Tezate” allora appartenente al territorio di “Guxago”.
La comunità locale, che viveva ancora in un abitato sparso, cominciò ad assumere una propria identità collettiva, a stratificarsi socialmente e ad organizzare se stessa e il proprio territorio costituendo una vicinia (v.) documentata dal 1306.
Con la crisi del monastero e l’affermazione della nuova borghesia cittadina soprattutto sul territorio suburbano, nel 1386 il territorio locale (per la parte compresa tra il Mella e il Mandolossa) entrò a far parte delle Chiusure di Brescia (v.) e quindi alle dirette dipendenze della città, che volle favorirne lo sviluppo con la concessione di esenzioni fiscali e privilegi (v.).
Le successive modificazioni del territorio sono dovute all’interessamento dei proprietari cittadini, tra cui i Porcellaga (v.), che tra il ‘300 e il ‘400 misero a coltura gran parte dei terreni e scavarono canali irrigui, come la seriola Porcellaga (v.), favorendo un progressivo popolamento del territorio. Nacquero così due centri abitati: la Contrada di Sopra, dove il monastero aveva costruito la sua prima sede locale, la prima chiesa della comunità locale ed il mulino (v.), e la Contrada di Sotto sull’importante strada degli Orzi, dove un Hospitium (v.) e poi l’Hosteria (v.) dei Porcellaga divennero punto di riferimento per i viaggiatori e per nuovi insediamenti. Un altro nucleo abitato si formò anche intorno al castello (v.) eretto dai Porcellaga all’inizio del ‘400 tra le due Contrade, che costituì il fulcro per lo sviluppo del nuovo centro urbano. Oltre alle strutture rurali delle Contrade, sorsero storiche cascine sui maggiori possedimenti: Villa Nuova (v.), Antezzate (v.), Fedrisa (v.), S. Giulia (v.) e Savoldo (v.). E la popolazione si assestò sui 700 abitanti (v.), ma bastava la migrazione di poche famiglie o una epidemia per provocare significativi sbalzi demografici.
Nonostante le periodiche calamità dovute al clima (v.), alle epidemie (v.), alle guerre (v.) e alle alluvioni (v.) del Mella, l’agricoltura (v.) si estese a quasi tutto il territorio locale, che alla metà del ‘600 misurava circa 700 ettari. Vi si coltivavano soprattutto cereali e foraggere, ma molto praticate erano anche la viticoltura (v.) e la bachicoltura (v.). Alcuni terreni servirono per fornire argilla alle botteghe artigiane dei maiolicari e alle fornaci (v.) locali per la produzione di materiali edili, come utili all’edilizia locale sono state a lungo anche la ghiaia e la sabbia asportate dal Mella.
All’inizio dell’Ottocento, quando Roncadelle acquisì l’autonomia amministrativa come Comune (v.), il suo territorio misurava Kmq 8,73; a metà Ottocento misurava Kmq 8,68; a fine Ottocento Kmq 8,85. Con le rettifiche apportate nel Novecento la superficie comunale divenne Kmq 9,15; dagli anni ’70 venne corretto in Kmq 9,20 e recentemente risulta ancora maggiore.
La popolazione locale è andata aumentando, prima per il richiamo delle industrie della vicina città, poi per le crescenti offerte di lavoro locale (e di nuove abitazioni), passando dai 1300 abitanti di fine ‘800 ai 7.600 di fine ‘900, facendo espandere notevolmente il centro urbano di Roncadelle, che ha gradualmente occupato tutto il triangolo di territorio compreso tra il Mella, il Mandolossa e l’autostrada A4, mentre il resto del territorio ad est del Mandolossa è stato via via destinato agli insediamenti industriali, commerciali e artigianali.
Si tratta ora di salvaguardare sia il patrimonio storico-artistico locale, sia ciò che rimane del patrimonio naturale, tesori strettamente legati all’identità e al benessere della comunità locale.