SICUREZZA

Lunedì, 29 Settembre, 2025 - 15:30
Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Lunedì, 29 Settembre, 2025
Area Tematica: 

Il tema della sicurezza è da anni ritenuto da tutti una vera priorità, anche se (a volte) l’allarmismo è creato ad arte per motivazioni politico-ideologiche. Oltre ad aggressioni e furti, vanno aumentando vari reati (infiltrazioni mafiose, estorsioni e usura, truffe e crimini informatici, rapine a mano armata, violenza di genere, stragi stradali, bullismo, ecc.), da cui i cittadini hanno il diritto-dovere di difendersi, sia chiedendo alle istituzioni interventi concreti ed efficaci di prevenzione e repressione, sia fornendo un proprio contributo di collaborazione.

 

Ruberie, aggressioni, truffe e altre illegalità si sono sempre commesse, in ogni epoca e in ogni comunità. E ci si proteggeva come si poteva. Non sempre le forze dell’ordine riuscivano, infatti, a reprimere o a scoraggiare i reati.

Nel Medioevo, il Monastero di S. Giulia, per proteggere i suoi possedimenti a Roncadelle (come in altre località), ne affidava spesso la gestione ai milites, che tendevano poi ad appropriarsene.  Anche la locale vicinia (v.), documentata dall’inizio del ‘300, si occupava di controllare il territorio per sventare eventuali furti di raccolti agricoli, di animali o di legname. Ma, in caso di assedio alla città o di passaggi di eserciti, piuttosto frequenti nel Medioevo (v. guerre), c’era poco da fare: dai campi, dalle stalle, dalle case veniva sottratto tutto ciò che poteva servire ai soldati, oltre a reati più gravi, come uccisioni o stupri.

Dai documenti rimasti deduciamo che erano frequenti anche i furti di acqua per l’irrigazione dei campi, attuati con vari espedienti; per questo si incaricavano i campari di tener controllati, oltre che i terreni coltivati, anche i vasi di irrigazione e le rogge (v.), il cui percorso veniva periodicamente ispezionato, e le relative chiaviche, che risultavano a volte manomesse.

Qualche informazione più precisa sui reati locali si può dedurre dai documenti processuali, soprattutto nel primo ‘600, quando delitti e prepotenze erano molto diffusi. A Roncadelle in quel periodo spadroneggiavano i Porcellaga (v.), che consideravano impropriamente il territorio locale un loro feudo e tiranneggiavano la popolazione commettendo vari abusi e delitti. Basti citare l’obbligo imposto ai contadini locali da Camilla Fenaroli, vedova di Sansone Porcellaga, di lavorare le sue terre a Brandico; la pretesa di suo figlio Pietro Aurelio che le ragazze del paese partecipassero alle feste in castello; l’uccisione di Cipriano Bonometti sull’uscio di casa per essersi opposto a tale richiesta nei confronti di una delle sue figlie; la punizione del parroco Pellegrino Lurani, bastonato per aver osato criticare il Porcellaga; il furto delle elemosine nella chiesa parrocchiale da parte dei bravi del castello.

Come racconta il Capretti, Pietro Aurelio ospitò e protesse “gente che molestava i mercanti, che commetteva omicidi, stupri, vendette, saccheggi, sequestri di persona ed ogni altro genere di violenze”. Ma, “per la paura che si aveva di lui in Roncadelle, né i parenti delle vittime, né i Consoli della Terra, denunciarono alle Autorità le nuove violenze”. Tutto questo finì solo con l’arresto definitivo di Pietro Aurelio Porcellaga nel 1647.

Durante il dominio veneto, sul ponte Mella (v.) di Roncadelle era normale vedere esposti i cadaveri dei giustiziati, come monito per viandanti e residenti. La scelta per questa lugubre pratica era dovuta alla funzione di passaggio obbligato che il ponte rivestiva.

Nei primi anni del ‘700, la permanenza di eserciti sul territorio locale per la guerra di successione spagnola, comportò saccheggi, elencati poi nelle richieste di rimborso da parte dei proprietari terrieri, stupri (che si tendeva a celare) e qualche omicidio.

Venivano compiuti anche altri tipi di reato, come le adulterazioni alimentari, che erano perseguite dalle normative vigenti e per questo venivano compiute saltuarie ispezioni negli esercizi commerciali. A Roncadelle, la situazione di monopolio dell’Hosteria (v.) sulla vendita del pane, del vino e della carne, favoriva diversi abusi e trasgressioni delle norme: nel 1790 un sopralluogo dell’ispettore Giovanni Gabelli, ad esempio, rilevò irregolarità nella gestione e la cattiva qualità del vino.

Reati frequenti erano i furti, soprattutto nelle case delle famiglie benestanti, dove si potevano trovare soldi o oggetti di valore, e nei cascinali, dove venivano generalmente conservate discrete quantità di riserve alimentari. I malviventi operavano (spesso in piccole bande) soprattutto di notte; per cui si chiudevano a chiavistello porte e portoni dal tramonto all’alba.

Tra le documentazioni in proposito, emergono episodi come quello di alcuni abitanti di Travagliato che, raggruppati in bande occasionali, intorno al 1860 imperversavano sul territorio di Roncadelle “armati di podetto” e, minacciando i malcapitati, asportavano dalle cascine sacchi di granoturco, animali da cortile ed altre riserve alimentari; tanto che il sindaco di Roncadelle, G. Battista Fanti, dopo aver interessato la Guardia Nazionale (da poco istituita con funzioni di ordine pubblico) sollecitò una più decisa collaborazione all’Amministrazione comunale di Travagliato, guidata dal sindaco Andrea Mai, per cercare di fermare quei frequenti “furti campestri”.  

Con l’unità d’Italia, l’ordine pubblico venne affidato ai Reali Carabinieri e alla Polizia di Stato, mentre il controllo dei territori locali era compito della Guardia Nazionale, formata da cittadini armati. Nel 1874 venne istituito tra i Comuni di Roncadelle, Travagliato e Torbole, un Corpo di Guardie campestri. E nel 1876 furono approvati dal Consiglio comunale i regolamenti di polizia rurale, polizia urbana, polizia edilizia, polizia mortuaria, oltre che di pubblica igiene.

Nel 1907 un regio decreto diede ai Comuni la possibilità di organizzare la vigilanza attraverso personale proprio in possesso dei titoli e requisiti necessari: le guardie municipali, tradizionalmente denominate “vigili urbani”.

Furti e risse erano i reati più frequenti sul territorio locale e, in un periodo in cui venivano difesi soprattutto gli interessi dei ceti benestanti, poteva accadere che l’arresto di un sabiunì provocasse una rivolta di quartiere, come accadde, ad esempio, nel 1911 nella Contrada di Sotto.

Nel difficile periodo seguito alla prima guerra mondiale, le tensioni sociali andarono aumentando anche a Roncadelle, soprattutto dopo la vittoria elettorale di una lista socialista, e sfociarono nel tentativo di uccidere il sindaco “rosso” Giacomo Trainini, che venne gravemente ferito alla testa e dovette dimettersi nell’estate del 1921.

L’anno dopo venne risolta la questione dei “briganti” che nei giorni di paga assalivano, presso il ponte del Mella, gli operai che tornavano dal lavoro per derubarli del denaro: i responsabili furono individuati grazie agli appostamenti effettuati insieme al sindaco Angelo Civettini.

Durante il periodo fascista, venne imposto un rigido ordine pubblico, che però chiudeva un occhio sugli abusi e le intemperanze delle squadre di picchiatori in camicia nera.

Nel secondo dopoguerra, ricostituito il Corpo dei Vigili Urbani, dal 1964 venne assunto a Roncadelle un vigile urbano nella persona di Mario Brodini, poi sostituito dall’agente Lucio Cataldo Patelmo. Man mano che aumentava la popolazione, vennero assunti nuovi vigili, che nel 1986 presero la denominazione di Polizia Municipale e poi di Polizia Locale. Al sindaco compete vigilare sull’espletamento del servizio e impartire le direttive; al comandante del servizio spetta l’addestramento e l’impiego tecnico-operativo degli agenti.

Alla Polizia Locale sono state affidate molte funzioni. Le principali sono quelle di polizia stradale (prevenire e reprimere le infrazioni al codice della strada, rilevare incidenti stradali, regolare il traffico, fornire eventuale scorta per la sicurezza della circolazione), polizia amministrativa (vigilanza sul rispetto delle leggi e dei regolamenti comunali in vari settori, tra cui commercio, edilizia, ambiente), polizia giudiziaria (indagini su reati minori raccogliendo prove e ricercando gli autori) e sicurezza pubblica. Altri compiti sono la gestione delle emergenze (affiancando la Protezione Civile), il pattugliamento delle strade e dei parchi, la vigilanza sui beni comunali e sui servizi pubblici, il supporto agli uffici elettorali, gli accertamenti di residenza, il servizio di accompagnamento di cortei e celebrazioni comunitarie, la partecipazione a programmi educativi sulla sicurezza stradale e il rispetto delle leggi.

Nel 1987 venne insediata a Roncadelle una stazione dei Carabinieri, che ha consentito di aumentare la sicurezza sul territorio locale (compreso il vicino Comune di Castelmella). Oltre che forza armata di difesa dello Stato, i Carabinieri sono infatti forza di polizia ed hanno come compiti primari la prevenzione e repressione dei comportamenti che minacciano l’ordine pubblico, l’incolumità e i diritti dei cittadini. Come presidio territoriale, la stazione dei Carabinieri svolge funzioni di pattugliamento, appostamenti e pronto intervento; ed è anche un punto di ascolto dei cittadini, che possono presentare denunce, querele, atti amministrativi e giudiziari. Inoltre i Carabinieri, promuovendo la fiducia e la collaborazione della popolazione, possono dirimere controversie private e pubbliche, rassicurare la comunità e rafforzare il bene comune. La loro opera si è dimostrata da subito utile ed efficace. Ogni anno ricevono centinaia di denunce di reati; compiono qualche arresto e sequestro; infliggono centinaia di contravvenzioni. Hanno anche sventato alcuni tentativi di rapina a istituti bancari locali, a volte con scontri a fuoco. E il nucleo ha poi continuato ad ampliare l’organico.

Anche la Polizia Municipale ha cercato di potenziare il proprio organico (incontrando qualche ostacolo dal cosiddetto “patto di stabilità”) per riuscire a fronteggiare tutte le incombenze, sia in riferimento alle pratiche d’ufficio, sia al servizio esterno riguardante la circolazione stradale, il commercio, i cantieri edili, la prostituzione, lo spaccio di stupefacenti, gli atti vandalici. Per vari interventi sono stati organizzati servizi incrociati con i Carabinieri, con pattugliamenti misti nelle ore notturne e controlli dei parchi nella stagione estiva. La Polizia Municipale ha sempre garantito anche i servizi di scorta ai cortei funebri e alle manifestazioni sportive, nonché i servizi di controllo ai mercati e di sorveglianza ai Consigli comunali. Dai controlli emergono a volte notizie di reato da inviare alla Procura della Repubblica o vengono individuate persone da segnalare alla Prefettura. Ogni anno vengono rilevate centinaia di infrazione al codice della strada, che comportano a volte il ritiro della patente, se non il fermo amministrativo o la confisca di veicoli. Le unità mobili sono fornite anche di etilometro e narcotest (tamponi non invasivi, che rilevano la presenza di vari tipi di droghe) utilizzati allo scopo di limitare le vittime stradali, dovute spesso alla guida sotto l’effetto di alcool o sostanze stupefacenti. “I cittadini percepiscono principalmente l’aspetto repressivo /sanzionatorio del nostro lavoro” diceva la comandante, dott.ssa Olivia Rossi “Questo è dovuto al fatto che spesso manca il dialogo tra le parti in causa; perciò insisto con i miei ragazzi sull’utilizzo dello strumento della parola, perché voglio che la gente capisca il motivo per cui viene applicata una sanzione”. E la Polizia Municipale è sempre disponibile a ricevere segnalazioni e suggerimenti dai cittadini per migliorare il servizio erogato alla comunità.

Oltre al potenziamento dell’organico della Polizia Locale e al conseguente incremento dei mezzi e delle attrezzature in dotazione, sono molte anche le iniziative attuate dall’Amministrazione comunale al fine di favorire ed assicurare ai cittadini una maggiore sicurezza. Tra queste, un piano di videosorveglianza avviato nel 2018 con installazione di telecamere in diverse zone del paese e potenziamento dell’illuminazione pubblica; una convenzione con i Comuni limitrofi per controllare la zona periferica della Mandolossa, da decenni invasa da piccola criminalità, prostituzione, esercizi e residenze irregolari; l’acquisto di nuove apparecchiature e strumenti di rilevazione di infrazioni al codice della strada; gli ampliamenti della caserma dei Carabinieri; la convenzione per una collaborazione di vigilanza prima con il Comune di Castelmella e poi con quello di Torbole Casaglia; la distribuzione a tutte le attività produttive del territorio locale di un questionario per la legalità e contro le infiltrazioni mafiose.

Si tende spesso a collegare il senso di insicurezza sociale all’aumento di stranieri sul territorio locale. Ma a Roncadelle, dove vive una comunità tradizionalmente accogliente e solidale, si sa distinguere tra immigrato e immigrato. Vi sono state arrestate alcune persone trovate in condizione di clandestinità o immigrati autori di reati. Ma la grande maggioranza degli immigrati intende integrarsi e lavorare, iscrive i propri figli alle scuole locali, cerca di imparare alla svelta la nostra lingua e persino il dialetto. Così molte aziende locali offrono loro possibilità di lavoro e l’Amministrazione comunale, oltre ad organizzare corsi di alfabetizzazione per stranieri, ha aderito dal 2011 alla rete S.A.I. (sistema di accoglienza e integrazione) per richiedenti asilo e rifugiati; ed ha ospitato alcuni richiedenti protezione internazionale attraverso il progetto S.P.R.A.R. del Ministero degli Interni. Si tratta di trasformare dei ragazzi (profughi o rifugiati) in risorsa per la comunità locale, affidando loro una sorta di “lavori socialmente utili”, come la manutenzione di parchi e strade, la tinteggiatura di spazi urbani degradati, la distribuzione di materiale informativo del Comune, ecc. Così, quando nel 2012 venne confiscato un appartamento alla criminalità, l’Amministrazione comunale decise di acquisirlo per finalità sociali, affidandolo con un bando pubblico all’Ambasciata della Democrazia Locale di Zavidovici (presieduta da Agostino Zanotti), che lo ha dato in gestione a quei ragazzi in fuga da Paesi dove persistono guerre, persecuzioni e oppressioni di vario genere. È stato questo un modo per favorirne l’inclusione sociale, con reciproco vantaggio.

Rientrano nel discorso della sicurezza anche il contrasto alla violenza sulle donne e sui minori, dove risulta quanto mai necessaria un’opera di prevenzione e di educazione. E varie iniziative sono state messe in campo, anche col concorso della parrocchia, per intercettare situazioni di disagio ed intervenire nel modo più appropriato. L’obiettivo di migliorare il benessere personale dei cittadini ed una migliore vivibilità a Roncadelle richiede infatti un impegno costante da parte di tutta la comunità (famiglie, scuole, istituzioni, associazioni), in cui ognuno deve fare la sua parte.