RIFIUTI

Giovedì, 9 Ottobre, 2025 - 11:15
Ufficio: 
Cultura e Sport
Data pubblicazione: 
Giovedì, 9 Ottobre, 2025
Area Tematica: 

La società industrializzata produce sempre più rifiuti, il cui smaltimento è un problema sempre più grave e costoso. La via d’uscita consiste nel ridurre gli sprechi e prolungare la vita utile degli oggetti, come si faceva nel passato, differenziando la raccolta dei rifiuti in modo che si possano riutilizzare, sia come nuove fonti di energia, sia come materia prima, con vantaggi per noi, per l’ambiente e per chi verrà dopo di noi. Tener pulito l’ambiente è interesse di tutti.

I rifiuti non costituirono un grosso problema fino al secondo dopoguerra quando, in seguito all’aumento dei consumi, andò aumentando in modo esponenziale la produzione di immondizia, soprattutto a causa dell’introduzione di nuovi materiali (come la plastica) e della cultura dell’usa e getta. Si pose allora, da parte delle amministrazioni pubbliche, il problema di organizzare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che si andò poi man mano perfezionando ed estendendo.

In realtà i rifiuti costituirono un problema anche nei secoli precedenti. L’accumularsi di deiezioni umane, animali e di rifiuti di vario genere rendevano precarie le condizioni igieniche e furono sorgente di malattie e di infezioni. Tra gli scarti alimentari e agricoli prosperarono ratti e insetti che causarono varie epidemie. Le malattie più comuni erano dovute alla contaminazione dell’acqua (causa di dissenteria, febbre tifoidea e colera), alla mancanza di igiene personale (tifo), al contatto con animali (peste, leptospirosi) o con persone malate.

In campagna lo smaltimento dei rifiuti non era un grosso problema, in quanto gli scarti alimentari venivano dati ai maiali, gli abiti e gli attrezzi da lavoro venivano riciclati per anni, il legno e la carta (e purtroppo anche molte pergamene) erano utilizzate per il riscaldamento; i rifiuti organici umani e animali venivano utilizzati come concime; e poi c’erano i fossi a cielo aperto...

Le città si dimostrarono invece inadeguate a risolvere il problema, in quanto i rifiuti venivano rimossi solo saltuariamente, magari in occasione della visita di un personaggio importante, e si lasciava poi alle piogge il compito di smaltirli, almeno in parte; quindi rimanevano a lungo in strada creando miasmi e disagi; e, chi ne aveva la possibilità, trascorreva alcuni mesi all’anno (generalmente quelli estivi) nelle ville di campagna.

Nell’età comunale, gli Statuti di Brescia proibirono l’allevamento di maiali in città (ad eccezione di quattro capi per quadra, destinati ai poveri), dopo che per secoli avevano avuto anche la funzione di “spazzini” liberando le strade da tutto ciò che era commestibile. E si cercò, con scarso esito, di evitare accumuli di scarti provenienti dalle numerose botteghe artigiane e commerciali. La consistente rete idrica cittadina consentì comunque a lungo di smaltire le acque reflue, compresi i liquami neri, e gli scarti delle macellerie e di varie botteghe. Due secoli fa, il medico municipale Wilhelm Menis descriveva i canali cittadini Celato e Bova come benefici purificatori della città, che “diramati a molte contrade si fanno servire a più usi, ma principalmente a raccogliere le civiche sozzure” e risultavano “di straordinaria fertilità nel suolo che vanno a fecondare” a sud di Brescia. Poi si lasciò ai pozzi neri perdenti dei singoli immobili il compito di raccolta dei liquami. Una rete fognaria fu realizzata in città, dopo anni di dibattiti fra igienisti, amministratori e tecnici, solo all’inizio del ‘900 utilizzando i canali Bova e Celato (con l’alveo cementato) quali principali collettori e poi ramificata in altri canali.

Dalla fine dell’800 molti lavoratori seguirono il richiamo delle industrie, che andavano sorgendo alla periferia di Brescia, facendo lievitare la popolazione delle città e della cintura urbana. Roncadelle passò dai 1.360 abitanti del 1901 ai 3.330 del 1951. Fino ad allora la maggior parte dei prodotti disponibili in commercio era venduta sfusa o in imballaggi biodegradabili (carta) o riutilizzabili (vuoto a rendere) e i beni di consumo venivano gettati solo quando erano diventati inutilizzabili. I rifiuti organici venivano riutilizzati per la produzione di compost o per l’alimentazione del bestiame. Alcuni materiali, come il ferro e gli stracci, venivano raccolti separatamente e recuperati; altri, come il legno e la carta, venivano riutilizzati come combustibile; con la cenere si produceva la liscivia.

Il Comune di Roncadelle dal 1886 aveva alle proprie dipendenze uno “stradajolo” con compiti di sorveglianza e manutenzione delle strade comunali, da tenere costantemente pulite, insieme al “piazzale prospiciente la chiesa”, i canali di scolo e la vegetazione ai lati delle strade.

La raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani sono stati disciplinati per la prima volta dalla legga 366 del 1941, quando i rifiuti erano considerati solo un problema sanitario o di decoro urbano e il loro seppellimento era pratica comune e accettata.

Ma dagli anni ‘60 lo smaltimento dei rifiuti divenne sempre più problematico, anche perché le fabbriche producevano una quantità crescente di nuovi oggetti, che venivano messi in commercio a poco prezzo e che non conveniva più riusare e riciclare. I nuovi stili di vita basati sul consumismo e il cosiddetto “miracolo economico” crearono sempre nuovi bisogni e nuovi prodotti. Si andò così dissolvendo l’antica cultura della parsimonia, della ripulsa di ogni spreco, che avevano caratterizzato per secoli la civiltà contadina. Tra l’altro, si andarono diffondendo le materie plastiche, che presentavano diversi pregi (leggerezza, resistenza, isolamento, economicità, versatilità), ma anche grossi svantaggi, tra cui un duraturo inquinamento ambientale dovuto al lunghissimo tempo di smaltimento. Inoltre, per continuare a produrre e a vendere, si diffusero oggetti con materiali più deperibili ad un prezzo più basso; e gli imballaggi diventarono sempre più ingombranti. Per cui andò inevitabilmente lievitando la quantità di rifiuti da smaltire.

In quel periodo, tra i 14 dipendenti del Comune di Roncadelle c’era anche uno “stradino” con il compito di provvedere alla manutenzione e alla pulizia delle strade comunali. Durante la prima giunta Tobanelli i netturbini diventarono tre, che poi assunsero la funzione di “operatori ecologici”, con il compito di raccogliere anche i rifiuti dalle strade e dagli appositi cestini.

La raccolta dei rifiuti urbani era centralizzata a livello comunale e avveniva per lo più porta a porta, con sacchi di plastica prelevati tre volte a settimana, che finivano in una discarica o bruciati, causando spesso inquinamenti (v.) del suolo, delle acque e dell’aria. Perciò, nei decenni successivi, quando si calcolava in un kg al giorno la produzione media di rifiuti a persona, emerse la necessità di ridurne la quantità, di riciclare parte di essi e di adottare tecniche di smaltimento più ecologiche. Con il DPR 915 del 1982 si stabilirono obblighi di raccolta, riuso e riciclo dei rifiuti, che potevano diventare una risorsa, con un risparmio di materie prime e di energia. A Roncadelle l’Amministrazione comunale cominciò allora a disporre in varie zone del paese i cassonetti per la raccolta dei rifiuti domestici chiusi in sacchetti, per la raccolta del vetro da riciclare e per la raccolta di altre tipologie di rifiuti. Un gruppo ecologico, che avrebbe poi dato vita all’associazione “Il salice” (v.), cominciò ad attivarsi per sensibilizzare la comunità locale sul problema dei rifiuti e a sollecitare lo smaltimento delle pile esaurite (contenenti il pericoloso mercurio) tramite appositi contenitori. Lo stesso giornale comunale dall’inizio del 1987 uscì interamente in carta riciclata per dare un segnale di sensibilità ecologica e un contributo concreto al risparmio energetico ed ambientale; e il numero di maggio 1988 venne interamente dedicato all’informazione sulla raccolta differenziata dei rifiuti, che era ormai estesa alla carta, al vetro, alle pile, alle lattine, ai medicinali scaduti e alla plastica.

La Legge 475 del 1988 istituì una serie di consorzi per il riciclo dei contenitori (per liquidi) in plastica, in vetro e in metallo e impose esplicitamente la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Ma la vera svolta arrivò col Decreto legislativo n. 22 del 1997 (decreto Ronchi), che ha fornito un quadro normativo organico per la gestione dei rifiuti, promuovendo attivamente la raccolta differenziata e stabilendo precisi obiettivi per gli anni successivi, pena un addebito di costi di smaltimento e di tributi.

A Roncadelle L’Amministrazione comunale si attivò con convinzione per attuare le nuove normative e la gestione della raccolta differenziata fu affidata a Michele Orlando. Nel 1997 il centro di raccolta di rifiuti ingombranti in via Artigianato venne trasformato in isola ecologica, in cui i cittadini potevano conferire anche vetro, carta, plastica, lattine, ferro, legno e oli vegetali. Nel 1998 vi erano 188 cassonetti sparsi sul territorio locale per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, di cui 111 per la differenziata, nei quali confluirono 474 tonnellate di rifiuti, pari al 10,8% del totale.

E l’Amministrazione comunale proseguì l’opera di sensibilizzazione per una riduzione della quantità dei rifiuti e una corretta differenziazione. Il giornale del Comune uscì in “cartalga” (carta riciclata alle alghe di Venezia) utilizzando vegetali eccedenti in natura e risparmiando alberi.

Vennero poi realizzate delle mini isole ecologiche per depositarvi erba, foglie e rami dei giardini e orti privati; e si favorì l’acquisto dei composter per smaltire direttamente a casa propria i rifiuti organici vegetali ottenendo del terriccio fertile e riducendo i costi di smaltimento.

Nel 1999 la raccolta differenziata arrivò a 1.156 tonnellate (22,9% del totale) comprendendovi anche gli scarti del verde pubblico (v.).

Nel 2000, con un aumento di residenti, si arrivò a 1.463 tonnellate (27%) e nel 2001, comprendendovi le attività produttive rientrate nel circuito comunale, la differenziata raggiunse 2.631 tonnellate, pari al 37,25% del totale, una percentuale che poneva Roncadelle all’8° posto tra i Comuni della provincia (e al 1° posto per la raccolta della carta e della plastica). Un risultato lusinghiero, anche se non tutti i cittadini collaboravano alla raccolta in modo corretto. Nel 2002 si arrivò a 4.122 tonnellate di differenziata (46%). Per legge, la tassa sui rifiuti venne poi trasformata in tariffa con l’obiettivo di coprire tutti i costi del servizio di raccolta; e venne calcolata in base alla superficie di ogni abitazione e al numero dei suoi occupanti.

Tra i rifiuti, sono andate aumentando le apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), dismesse perché guaste o obsolete. Contenendo sostanze inquinanti e tossiche, ma anche materiali riciclabili (tra cui metalli rari), per questi rifiuti si è attivata la raccolta comunale e il ritiro gratuito a domicilio o presso i punti vendita. Infine, siccome nei cassonetti si trovava di tutto, anche rifiuti da differenziare e quelli di parecchi non residenti di passaggio, dal 2008 venne avviato, in via sperimentale, il servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti, fornendo ad ogni famiglia appositi contenitori: uno di color marrone per l’umido con relativi sacchetti bio-degradabili, uno verde per il vetro e le lattine; dei sacchi gialli per la plastica; cui poi si aggiunsero un contenitore bianco (o blu) per carta e cartone e dei sacchi grigi per l’indifferenziata; vennero stabilite frequenze fisse di raccolta a seconda dei tipi di rifiuto. Tale sistema comportava maggiori costi nella raccolta, ma la minor quantità di rifiuti da conferire in discarica o nell’inceneritore avrebbe prodotto un risparmio complessivo.

Visti i buoni risultati (nel 2009 la raccolta differenziata si attestò intorno al 49%) e la risposta largamente positiva della popolazione (anche attraverso un apposito questionario), dal 3 giugno 2010 il servizio porta a porta venne esteso a tutto il paese e vennero eliminati i cassonetti dalle strade. Con grande senso civico, gli abitanti diedero una quasi totale adesione al nuovo sistema producendo un notevole incremento della differenziata, che arrivò al 73% nel 2011, consentendo così una riduzione dei costi e quindi delle tariffe. “Una scelta vincente, sia dal punto di vista ecologico, che da quello economico” esultarono gli assessori della giunta Orlando.

Nel corso degli anni, il meccanismo è stato ulteriormente perfezionato, alcuni difetti sono stati corretti, alcune disfunzioni risolte. Sono state eliminate le mini isole del verde che, a causa di sacche di inciviltà, erano diventate mini discariche. Con una diffusa coscienza ecologica, le parole d’ordine sono diventate “ridurre, riusare, riciclare e recuperare”, oggi come ieri. Tutto ciò ha portato ad ulteriori risparmi economici e, ciò che più conta, ad una migliore vivibilità ambientale.