ISTRUZIONE

L’istruzione scolastica si propone di trasmettere le conoscenze e le abilità di base, che consentono di acquisire competenze e capacità fondamentali per la vita personale e professionale. Ha quindi un ruolo essenziale per la crescita individuale e collettiva, ma la sua affermazione e diffusione ha una lunga e tormentata storia.
Fino all’inizio dell’Ottocento l’istruzione rimase limitata quasi esclusivamente ai ceti sociali più agiati. Nel Medioevo fu soprattutto la Chiesa ad assumersi il compito di trasmettere l’istruzione e la cultura, fondendo il concetto di insegnamento con quello di evangelizzazione. Ma la maggioranza delle famiglie non poteva permettersi di rinunciare al lavoro dei figli anche in giovanissima età. La condizione normale per la gran parte della popolazione era quindi l’analfabetismo, mentre le famiglie nobili e ricche assumevano precettori privati per i propri figli, alcuni dei quali proseguivano poi gli studi in Collegi ecclesiastici o professionali (come quello dei Giudici) o all’Università. In particolare, non essendoci una sede universitaria a Brescia, si andava a Bologna o a Pavia o, dal sec. XV, a Padova. Pietro Porcellaga, che all’inizio del ‘500 a Roncadelle diede origine a Villa Nuova (v.), aveva frequentato la prestigiosa Sorbona di Parigi; mentre suo nipote Ludovico (1523-1610), divenuto gesuita, visse a lungo nel convento di S. Antonio a Brescia, che aveva aperto una scuola di alto livello, chiamata poi “Collegio dei Nobili”.
In età moderna, la persuasione che l’ignoranza è anche causa di decadenza morale e religiosa, spinse ecclesiastici e laici a porvi rimedio con scuole per il popolo. E il Concilio di Trento rilanciò le scuole parrocchiali che, insieme al catechismo cattolico, insegnavano a leggere e scrivere anche alle categorie sociali meno abbienti. Le notizie sull’esistenza di una scuola parrocchiale a Roncadelle sono molto scarse. Solo nel 1684 viene segnalata per la prima volta funzionante una scuola per i ragazzi (maschi). L’insegnante era un coadiutore del parroco, don Giovanni Battista Borboni di Ome, uno dei due cappellani pagati dalla Confraternita del Ss. Sacramento. Non sappiamo nulla sui contenuti dell’insegnamento, ma tutto fa ritenere che il sacerdote-insegnante non andasse oltre i primi rudimenti della lettura e della scrittura; e, anche grazie a questa scuola, una frazione significativa dei ragazzi appartenenti a famiglie di artigiani e negozianti locali poté frequentare scuole regolari in città.
Solo dal ‘700 furono istituite in Italia scuole pubbliche statali; particolarmente innovativa la riforma varata da Maria Teresa d’Austria nel 1774, che prevedeva l’obbligatorietà della scuola elementare per i bambini dai 6 ai 12 anni e l’istituzione di apposite “scuole normali” per la preparazione dei maestri. Tale impostazione venne adottata in epoca napoleonica dalle repubbliche giacobine e dal Regno italico, che concepirono l’istruzione primaria come pubblica, obbligatoria e gratuita, mentre per i livelli superiori intendeva valorizzare i talenti, pur offrendo uguaglianza di opportunità. Per combattere la piaga dell’analfabetismo, fu così istituita anche nella provincia di Brescia una scuola “primitiva” per insegnare “il leggere, lo scrivere, le prime operazioni dell’aritmetica e l’istruzione civico morale”. In particolare il “Piano per le scuole primitive” del Governo provvisorio bresciano fissava così le finalità della scuola pubblica: “Ciascun cittadino deve saper leggere con franchezza, con precisione e colla debita pronunzia; scrivere con buon carattere e con esatta ortografia; sapere, in voce e in iscritto, esprimere i propri pensieri accuratamente nella propria lingua; e sapere, a governo dei propri affari, eseguire con sicurezza le quattro operazioni dell’aritmetica, ed impiantare partite a regola del suo dare ed avere; di più è necessario ch’egli sia istruito ne’ suoi doveri”. E si proponeva di aprire “scuole primitive in tutte le Comuni di questo territorio” utilizzando i beni confiscati alle corporazioni, alle discipline, alle confraternite religiose e i vari lasciti e benefici ecclesiastici. Ma la riforma incontrò grosse difficoltà e deficienze, soprattutto nell’educazione elementare femminile. E in varie località venne tutto rimandato, finché arrivò la dominazione austriaca (1815-1859).
La scuola pubblica a Roncadelle, allora modesto borgo di circa 900 abitanti, venne probabilmente avviata solo dopo che il paese ottenne l’autonomia amministrativa definitiva nel 1816. Il “Regolamento per le scuole elementari” del 1818 ordinava ai parenti di mandare i ragazzi a scuola sotto pena di una multa. L’istruzione elementare venne suddivisa in due ordini paralleli di scuole: una maggiore, costituita da quattro classi per i maschi e tre per le femmine, e una minore di due classi tanto per i maschi che per le femmine. Nella maggior parte dei paesi furono però istituite solo le scuole elementari minori, poste sotto la direzione del parroco, e la responsabilità realizzativa fu demandata al Comune (v.), che doveva farsi altresì carico di tutte le spese e del pagamento dello stipendio agli insegnanti. Il direttore-parroco aveva il compito di compilare l’elenco annuale dei fanciulli in età scolare, sorvegliare sulla condotta morale degli scolari e dei maestri, controllare il buon uso del materiale didattico e redigere i verbali degli esami finali. L’anno scolastico si apriva all’inizio di novembre e si chiudeva nel settembre successivo, tenendo conto dei lavori agricoli “onde lasciar tempo agli alunni di attendervi”, mentre l’orario giornaliero variava secondo le stagioni.
Come sede della scuola elementare pubblica, nel 1821 i nob. Guaineri (v.) misero a disposizione del Comune un locale nei pressi del castello (v.), oltre ad una stanza da adibire ad ufficio municipale.
Dopo l’unificazione d’Italia, l’istruzione elementare fu disciplinata dalla legge Casati (1859), che aveva istituito una scuola elementare articolata su due bienni, il primo dei quali obbligatorio, e poi dalla legge Coppino (1877), che portò la durata delle elementari a cinque anni, obbligatoria per i bambini dai sei ai nove anni, facendone gravare il costo interamente sui bilanci comunali.
Alla scuola era preposto un ispettore o soprintendente. Dopo l’unità d’Italia, tale incarico fu ricoperto da Faustino Fanti (figlio del sindaco G. Battista Fanti), da Scipione Guaineri fino al 1895 e poi da Ercole Guaineri; mentre l’incarico di ispettrice ai lavori femminili fu assunto dapprima da Marina Lagorio Fanti, poi da Lucia Mussetti ved. Cismondi e quindi da Orsolina Maggi Guaineri.
A Roncadelle, la scuola elementare rimase a lungo costituita da una classe maschile ed una femminile, gestite da insegnanti assunti dal Comune. Tra questi si distinsero, per l’impegno e la lunga durata del servizio, don Francesco Bani (dal 1839 al 1873), le maestre Beatrice Bossini (dal 1879 al 1923), Rosa Galbiati (dal 1897 al 1937) e Alice Fantoni (dal 1903 al 1943). Gli insegnanti godevano di grande prestigio sociale a motivo della delicata funzione educativa loro affidata; ma molte famiglie contadine, legate ad un assetto sociale sostanzialmente statico, non riuscivano a vedere nell’istruzione una reale necessità e, nonostante venissero “richiamate e diffidate” dall’autorità pubblica, spesso facevano disertare la scuola ai bambini, soprattutto nei periodi dei grandi lavori agricoli. Bisogna anche rilevare il limite di queste scuole, nonostante la buona volontà dei maestri, che si trovavano a gestire nella stessa aula decine di alunni di diversa età e capacità. Le difficili condizioni dell’insegnamento ne diminuivano l’efficacia e favorivano un frequente analfabetismo di ritorno, dopo l’abbandono scolastico.
Le iscrizioni alla scuola elementare andarono comunque aumentando di pari passo con l’incremento demografico del paese: nel 1894 risultavano iscritti 75 bambini e 74 bambine (su una popolazione di circa 1300 abitanti). E, nonostante si fosse superato il tetto massimo consentito per ogni classe, gli amministratori locali, a causa delle ristrettezze finanziarie del Comune, rimandarono per alcuni anni lo sdoppiamento delle classi, contando anche sulla irregolare frequenza dei bambini. L’anno scolastico iniziava allora ai primi di novembre e si protraeva fino ad agosto, con chiusura nei giorni festivi e tutti i giovedì. L’orario era di cinque ore giornaliere, suddivise tra mattino e pomeriggio.
L’erezione del palazzo municipale nel 1902 consentì la disponibilità di locali idonei per la scuola elementare e per l’Asilo infantile (v.) che, grazie ad un generoso lascito della sig.ra Lucia Mussetti ved. Cismondi, si stava istituendo per i bambini di ambo i sessi dai tre ai sei anni. Il Municipio (v.), inaugurato nel 1903, era munito anche di un refettorio, di una cucina e di un portico per la ricreazione all’aperto. Poco dopo venne costituita anche una terza classe elementare (mista).
La legge Orlando (1904) prolungò l’obbligo scolastico fino al dodicesimo anno di età e impose ai Comuni di istituire scuole elementari almeno fino alla quarta classe, nonché di assistere gli alunni più poveri; mentre la legge Daneo-Credaro (1911), sancendo il passaggio delle scuole elementari dai Comuni allo Stato, liberò risorse finanziarie dell’ente locale in favore di altre iniziative educative e assistenziali. Vennero istituiti anche i patronati scolastici comunali con il compito di dispensare vestiario, scarpe, libri ai “fanciulli bisognosi” per consentire l’adempimento dell’obbligo scolastico.
I locali del municipio si dimostrarono ben presto insufficienti rispetto al costante incremento della popolazione scolastica, tanto che dal 1920 il Comune prese in locazione dalla famiglia Dusi un locale da adibire ad aula scolastica in via S. Bernardino.
Nelle elezioni amministrative del 31 ottobre 1920, a Roncadelle si affermò una lista di ispirazione socialista guidata da Giacomo Trainini, che intendeva attuare alcuni interventi pubblici a favore della popolazione, soprattutto nel campo dell’assistenza sociale e dell’istruzione pubblica. Tra i risultati raggiunti dalla Giunta, particolarmente significativa fu l’istituzione di due nuove classi elementari e di una scuola serale per adulti analfabeti. Sulla spinosa questione dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, la Giunta prese una posizione laica stabilendo che non si dovesse tenere in classe, ma eventualmente in chiesa, suscitando così l’opposizione della parrocchia. Nel 1922 vennero sdoppiate le classi prime e terze, che dovevano occupare a turno le aule disponibili.
In quel periodo, il regime fascista riorganizzò il sistema scolastico con la riforma Gentile (1923) ed impose un pesante condizionamento ideologico sulla scuola, ritenuta strumento di educazione alla disciplina e di addestramento paramilitare dei più giovani. Venne modificato anche il calendario scolastico, la cui durata fu stabilita dal 1° ottobre al 30 giugno. Ed il giorno di vacanza settimanale fu spostato dal giovedì al sabato, per consentire i giochi ginnici o le parate del “sabato fascista”, in cui i ragazzi venivano dotati di uniformi e piccoli fucili finti. Nel 1930 la scuola elementare locale era composta da sei classi, con 335 iscritti (59 dei quali provenienti dal vicino Comune di Castelmella). Dal 1933 venne istituita a Roncadelle la quinta classe elementare. Intanto l’istruzione obbligatoria dava i suoi frutti. L’analfabetismo nel 1936 si era ridotto al 6% della popolazione locale; gli iscritti alla scuola dell’obbligo erano circa 350. Pochi però erano coloro che proseguivano gli studi in città.
La Costituzione della Repubblica Italiana (1948) stabilì all’art. 34 che la scuola è aperta a tutti, che l’istruzione inferiore per almeno 8 anni è obbligatoria e gratuita, che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. E rimase in vigore il sistema scolastico precedente: scuola elementare quinquennale e un triennio successivo suddiviso tra scuola di avviamento professionale o scuola media, con due diversi sbocchi.
Nel dopoguerra si andò accentuando l’incremento demografico, ma l’istruzione progrediva lentamente. Nel 1951 la popolazione locale sopra i sei anni di età era di 2.900 abitanti. Di questi, 82 (pari al 2,8%) erano analfabeti, 467 (il 16,1%) senza titoli di studio, 2.260 (77,9%) con licenza elementare, 66 (2,3%) con licenza media inferiore, 22 (0,8%) erano diplomati e solo 4 laureati. Le scuole elementari avevano 398 alunni e 12 insegnanti.
Ogni classe aveva almeno trenta scolari con un unico maestro, che insegnava tutte le materie di studio utilizzando una lavagna in ardesia dotata di gessi bianchi e cancellino. Come testi scolastici si usavano un sussidiario (compendio di varie materie) e un libro di lettura, che ponevano una particolare enfasi sui valori patriottici e religiosi. I banchi di scuola, in legno, erano a due posti, con un piano d’appoggio inclinato dotato di due fori porta-calamaio e di due scanalature per la penna; avevano un vano sottostante per la cartella, due sedili quadrati incorporati, uno schienale e una pedana. Oltre ai quaderni, spesso con copertina nera e bordi laterali rossi, bisognava avere la carta assorbente per asciugare l’inchiostro man mano che si scriveva. Nei banchi in fondo all’aula sedevano normalmente i ripetenti (ce n’erano in ogni classe). Vi erano classi maschili e classi femminili; rare le miste. I maschi indossavano una blusa nera, le femmine un grembiule, con l’indicazione della classe di appartenenza (in numeri romani) cucita sul petto. I voti erano espressi in decimi. La scuola durava dal 1° ottobre al 31 maggio successivo, con un orario giornaliero di 4 ore.
Per far fronte al crescente bisogno di aule scolastiche, vennero reperite stanze da vari proprietari nel centro abitato (parrocchia, “Montecitorio”, ecc.) e nel 1951 venne aperta una pluriclasse presso il grosso cascinale di Antezzate (v.) per i bambini della zona. Dal 1955 l’Amministrazione comunale cominciò a premiare gli alunni meritevoli con piccole somme su libretti a risparmio postali vincolati; e si adoperò per costruire un edificio in grado di accogliere tutte le classi elementari. La nuova struttura, realizzata in via Roma accanto al Municipio, venne inaugurata nel 1960 e intitolata poi, nel dicembre 1985, allo scrittore-poeta Gianni Rodari. Nel 1961 a Roncadelle erano ancora pochi (rispetto alla media provinciale) quelli che proseguivano gli studi oltre la scuola dell’obbligo. La scarsità di diplomati e laureati sul territorio locale si può attribuire anche alla vicinanza del capoluogo che, offrendo maggiori sbocchi professionali, richiamava le persone con un livello culturale superiore.
Da quando, con la legge 1859 del 31 dicembre 1962, venne istituita la scuola Media unica e l’obbligo scolastico venne portato al 14° anno di età, molte cose cambiarono. Negli anni successivi, sempre più ragazzi si iscrissero alle scuole secondarie di Brescia. A coloro che avevano solo la licenza elementare vennero offerte delle opportunità, come le scuole serali organizzate dalle ACLI locali nel 1968-70, che permisero a una sessantina di lavoratori di ottenere la licenza media. Venne superata la tradizionale divisione tra scuole maschili e scuole femminili. Le brusche accelerazioni dell’incremento demografico locale (4000 abitanti nel 1969, 5000 nel 1979) indussero l’Amministrazione Comunale a realizzare un nuovo edificio scolastico in via Togliatti per la scuola Media statale, che venne inaugurato nel 1974 ed intitolato ad Antonio Gramsci, costituendo così nel cuore del paese un polo scolastico destinato ad ampliarsi ulteriormente.
Altre innovazioni in ambito scolastico aumentarono le possibilità di istruzione e di partecipazione. Dal 1970 venne liberalizzato l’accesso all’università. Nel 1971 venne introdotta la possibilità del tempo pieno nella scuola elementare: 40 ore settimanali su 5 giorni, comprendenti sia attività didattiche che laboratoriali e ricreative. Nel 1974 vennero emanati i Decreti Delegati, che consentirono una maggiore partecipazione dei genitori alle scelte educative e organizzative della scuola. E, negli anni successivi, la scuola dell’obbligo ha saputo rendere flessibile e prolungare il tempo scuola degli alunni, sia per rispondere alle richieste delle famiglie che per soddisfare le sempre più complesse esigenze educative e didattiche degli alunni. Dal 1977 vennero assegnati insegnanti di sostegno alle classi con portatori di handicap.
Quando, nel 1973, la scuola Materna “Cismondi” venne ospitata in un nuovo edificio appositamente costruito dalla parrocchia per le quattro sezioni allora esistenti, l’Amministrazione comunale, dovendo garantire il servizio pubblico nel rispetto di tutti i valori educativi e ideologici, decise di usufruire della Legge 444 del 18 marzo 1968 per avviare una scuola Materna statale. Nel 1977 fu così inaugurato, accanto alla scuola Media, un edificio per ospitarvi le sezioni della Materna statale (poi intitolata a suor Brigida Sironi) che, pur non riuscendo ad assorbire la vecchia Materna “Cismondi” (privatizzata, ma convenzionata con il Comune), andò aumentando la propria consistenza negli anni successivi, tanto da occupare anche i locali dell’Asilo Nido (v.) aperto nel 1981.
Intanto andò sempre più aumentando il livello d’istruzione della popolazione locale, sia per il nuovo benessere economico, che consentiva maggiori stimoli culturali, sia la diffusione della TV e dei libri, grazie anche all’azione della Biblioteca Civica (v); ma soprattutto grazie all’impegno scolastico di molti ragazzi e ai sacrifici delle loro famiglie, che li hanno sostenuti fino al conseguimento di diplomi e lauree. L’uso più frequente della lingua italiana ha reso sempre più ostico ai giovani il dialetto (v.).
Nel 1981 frequentavano la scuola dell’obbligo 747 scolari e le medie superiori 174 studenti; vi erano poi 55 universitari e 81 giovani impegnati in corsi di formazione professionale, mentre le due scuole materne erano frequentate da 200 bambini. Su una popolazione di 5.000 abitanti sopra i sei anni, vi erano 20 analfabeti (0,4%), 688 privi di titoli di studio (13,8%), 2.560 con licenza elementare (51,2%), 1.360 con licenza media (27,2%), 330 con diploma (6,6%) e 44 laureati (0,9%).
Le scuole elementari e la Materna statale di Roncadelle, prima dipendenti dalla Direzione Didattica di Travagliato, entrarono a far parte del XIV Circolo di Brescia con sede al Villaggio Violino, per poi accorparsi (nel 1990) con le scuole pubbliche di Castelmella in un nuovo Circolo Didattico con direzione a Roncadelle.
Mentre negli ultimi decenni ogni Governo varava la sua riforma scolastica (a volte effimera o inapplicabile), l’Amministrazione comunale ha costantemente dimostrato una grande sensibilità nei confronti della scuola locale, fornendo e garantendo la funzionalità degli edifici (compresi arredamenti, manutenzione e riscaldamento), dei trasporti (scuolabus), della mensa scolastica, delle attrezzature (per uffici, palestre e laboratori), erogando crescenti contributi annuali per il “diritto allo studio”, fornendo personale per l’assistenza ai portatori di handicap, per il pre-scuola e il doposcuola, sostenendo progetti e iniziative che hanno qualificato l’offerta formativa.
L’edificio della scuola elementare, che nel 1984 ospitava 432 alunni divisi in 21 classi (mentre la Media ne aveva 292, distribuiti in 14 classi), è stato ampliato e dotato di nuovi servizi nel corso degli anni ’80 e ’90. Successivamente sono state attuate altre innovazioni sugli edifici del polo scolastico: ristrutturazione della scuola Materna statale, coibentazione ed isolamento termico delle scuole Medie, installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti della palestra e delle scuole elementari, accorpamento di cucine e refettori per Elementari e Medie; realizzazione di un Auditorium con 140 posti (2004).
La Legge 148 del 1990 ha abolito la figura dell’insegnante unico nelle scuole elementari, sostituito dal gruppo docente, con moduli di tre insegnanti su due classi o di quattro insegnanti su tre classi.
Nel 2001 (con 7.150 abitanti sopra i sei anni) Roncadelle aveva 29 analfabeti, 489 senza titoli di studio, 2007 con licenza elementare, 2547 con licenza media (35,6%), 1750 diplomati (24,5%) e 332 laureati (4,4%). Si trattava di dati persino migliori di quelli della media provinciale.
Il tendenziale calo delle nascite negli ultimi decenni è stato in parte compensato, a livello locale, dall’arrivo di nuove famiglie di immigrati. Ciò ha consentito di mantenere costante il numero delle classi scolastiche sia nella scuola elementare (che, dal 2003, si chiama Primaria), sia nella scuola Media (o Secondaria di primo grado), che dal 2009 ha introdotto la possibilità del tempo prolungato fino a 40 ore settimanali.
Dal 2004 si è sperimentata l’elezione di un Consiglio comunale dei ragazzi con un proprio sindaco e relativa giunta, come esercizio di cittadinanza attiva e di educazione alla legalità. Dal 2005 si è attuato il “Bus Millepiedi” per consentire a molti ragazzi di raggiungere la scuola senza l’uso di automezzi.
Da un questionario distribuito ai genitori nel 2008 è emerso il buon apprezzamento (circa 80%) dei servizi scolastici locali, con un minore gradimento del servizio mensa (64%).
L’unificazione di tutte le realtà scolastiche pubbliche locali nell’Istituto Comprensivo di Roncadelle sotto un’unica direzione didattica dal 2005, che ha consentito un maggior coordinamento organizzativo, didattico e formativo. sembra aver coronato un lungo percorso di impegno educativo e di crescita culturale e civile della comunità locale.
Negli ultimi anni si sono dovute affrontare nuove problematiche, legate alla maggiore instabilità delle famiglie, al diffondersi del bullismo, alla crescente presenza di extracomunitari nel Comune. Le scuole locali, che si sono sempre proposte di perseguire non solo obiettivi di istruzione, ma anche (in collaborazione con i genitori) i fondamentali obiettivi di formazione, ha attuato e continua a proporre progetti di integrazione, di educazione alla pace e alla solidarietà, di prevenzione delle dipendenze, di rispetto per l’ambiente, di amore per la lettura e per l’arte. Grazie all’impegno degli insegnanti, al convinto sostegno dell’Amministrazione comunale e di alcuni genitori volontari, ai costanti rapporti di collaborazione delle associazioni di volontariato, si è avvalorato il ruolo positivo della scuola pubblica nella vita sociale e culturale locale.