CAMPANE

Il suono delle campane è il tradizionale e singolare modo di comunicare della Chiesa con i suoi fedeli ed è diventato espressione importante della sua libertà, per annunciare i tempi della preghiera e per segnare i momenti significativi della vita dei singoli fedeli e dell’intera comunità.
Nel Basso Medioevo a Roncadelle doveva esserci una campana sulla chiesa di S. Giulina (v.), che costituiva il riferimento religioso e civile della popolazione locale almeno dal 1306; la campana aveva anche la funzione di convocare la vicinia (v.) per le decisioni importanti. Ed altre campanelle vennero poi installate sui cascinali in aperta campagna man mano che venivano edificati o ampliati, soprattutto tra il ‘400 e il ‘600, sia per avvisare i contadini nei campi quando era ora di sospendere il lavoro o quando si presentava qualche pericolo, sia per ricordare l’inizio di cerimonie religiose nella cappella rurale, di cui ogni cascinale era dotato.
Ma le campane più documentate sono quelle della chiesa parrocchiale (v.), divenuta il principale riferimento per la vita religiosa della comunità locale a partire dal 1530 circa, quando i Porcellaga (v.), dopo averne acquistato il giuspatronato (v.), la ampliarono e nel 1531 vi edificarono un campanile in muratura dotato di una campana, che svolse l’importante compito di richiamo religioso, di annuncio di eventi lieti o luttuosi e di allarme per pericoli incombenti sulla comunità. La campana dell’Angelus o dell’Ave Maria suonava tre volte al giorno “all’aurora, a mezzogiorno e al tramonto” invitando i fedeli alla preghiera; il contadino interrompeva allora il lavoro, si levava il cappello e si raccoglieva in preghiera recitando brevi formule, come rappresentato dal bel dipinto di Jean-François Millet (1858). La regola della locale confraternita del Ss. Sacramento, nata intorno al 1540, stabiliva che “ogni fratello et sorella debiano venire ala giesa quando sentirà sonar le campane l’ave maria dopia” per provvedere alle necessarie incombenze.
L’antica credenza, che riteneva il suono dei metalli capace di allontanare gli spiriti malefici, si era trasmessa nei secoli. Ed era opinione diffusa che la campana stendesse la sua protezione sullo spazio attorno al campanile fin dove arrivava il suono e doveva perciò coprire tutto il territorio parrocchiale. Il campanile, che si ergeva come un dito ad indicare il cielo, doveva quindi sovrastare ogni altra costruzione per poter essere visto e udito anche da lontano.
Quando la chiesa venne ampliata la seconda volta (fine ‘600), sul campanile a pianta quadrata (m. 2,60 per lato), probabilmente rialzato e munito di castello campanario, vennero collocate tre campane in bronzo. Il loro suono si spandeva su tutto il territorio di Roncadelle e, oltre a scandire le ore della giornata, richiamava la popolazione alle cerimonie liturgiche e segnalava gli avvenimenti della vita comunitaria: annunciava i momenti di festa o di gioia collettiva suonando “a distesa”; allarmava la popolazione col suono “a martello” in caso di pericolo (forti temporali, incendi, incursioni di uomini armati, pestilenze); comunicava con mesti rintocchi “a morto”, ossia con colpi lenti di batacchio su campana ferma, il decesso di ogni parrocchiano accompagnandolo poi nell’ultimo commiato. Le campane invitavano ogni giorno alla preghiera dell’Angelus in ricordo del mistero dell’Incarnazione ed ogni venerdì alle 15 in ricordo della morte di Gesù.
Durante il periodo napoleonico, con la soppressione dei conventi e il sequestro di beni ecclesiastici, si asportarono anche diverse campane, buona parte delle quali vennero trasformate in cannoni o in monete; e si volle anche regolamentare l’uso delle campane delle chiese tramite i fabbricieri nominati dal prefetto. Non tutti accettarono le nuove regole, che furono a volte motivo di forti contrasti, come accadde a Roncadelle nel 1808 (v. Culto dei morti).
Grande scalpore suscitò il violento temporale scatenatosi a mezzogiorno del 2 maggio 1839, che colpì il campanile e la chiesa di Roncadelle, con una serie di fulmini, provocando danni per 3.000 lire austriache. Venne subito sottolineata la mancanza di un parafulmine che avrebbe potuto salvaguardare la struttura e il suo contenuto. Come raccontato dal “Giornale della Provincia Bresciana”, i fulmini risparmiarono le campane, ma non la parte alta del campanile e distrusse il filo di ferro che collegava l’orologio meccanico al martello delle ore; danneggiarono quindi la cornice del quadro sopra l’altar maggiore, il coro dell’abside, le casse delle candele in sacrestia, alcune parti dell’organo, il tempietto d’argento di san Rocco e alcune vetrate; le uniche persone presenti, la sorella del parroco e quella del curato, rimasero intorpidite nelle articolazioni, con forti dolori alle braccia e alle gambe.
Con l’instaurazione dello Stato italiano, furono emanate leggi che stabilivano i limiti sonori e alcune regole per le suonate delle campane. Il campanile della chiesa di Roncadelle era considerato da tempo “torre civica” dall’Amministrazione comunale, che l’aveva rialzato per renderlo più visibile e dotato di un orologio meccanico costruito dalla ditta Frassoni di Brescia. Dai documenti del periodo risulta che il sacrista Giuseppe Ratti nel 1874 aveva, tra i suoi compiti, anche quello di regolare l’orologio comunale, che veniva riparato periodicamente a spese del Comune. Nel 1887 le campane vennero aumentate a cinque per decisione del parroco don Giulio Tadini e della giunta Rodolfi.
Il fascismo (v.) invece le diminuì, per motivi bellici. Il parroco don Giacomo Contessa, che quando era curato a S. Vigilio di Concesio aveva boicottato varie iniziative fasciste locali, fino a far soverchiare col suono delle campane la voce degli oratori durante i comizi fascisti, nel 1942 si vide requisire tre delle cinque campane in bronzo, che vennero fuse per essere trasformate in cannoni.
Le campane di Roncadelle suonarono a martello anche quando, il 6 giugno 1949, i contadini di Villa Nuova in sciopero per il rinnovo dei contratti agrari (v.) si scontrarono con i “crumiri” di Travagliato, dopo alcuni tentativi di mediazione del parroco don Carlo Vezzoli e del curato don Giacomo Pernigo, che avevano cercato invano di evitare una battaglia dagli esiti imprevedibili. Dall’alto del campanile alcuni parrocchiani poterono assistere agli scontri, che si conclusero con diversi feriti e la fuga dei travagliatesi.
Don Carlo Vezzoli decise poi di ripristinare le campane requisite durante la guerra, anche per le insistenti richieste dei parrocchiani; nel 1951 acquistò tre nuove campane, che vennero solennemente consacrate dal vescovo ausiliare di Tortona, mons. Carlo Angeleri.
Le campane venivano suonate tirando le relative corde, mentre l’orologio del campanile doveva essere registrato e ricaricato ogni giorno, finché nel 1980 il parroco don Amilcare Gatelli decise di dotare di impianto elettronico sia l’orologio che le campane.
Oggi l’uso delle campane è regolamentato da norme che ne disciplinano i livelli sonori e le modalità di utilizzo, nel rispetto delle esigenze della cittadinanza e delle normative di tutela ambientale. Nel 2003 il vescovo di Brescia ha emanato alcune disposizioni affinché il suono delle campane non arrecassero disturbo o molestia, limitandolo agli orari diurni (dalle 7,30 alle 21), alle celebrazioni liturgiche e ai momenti più importanti della vita comunitaria cristiana (feste, lutti, ecc.).
Nonostante la crescente laicizzazione, quando nel 2014 le campane di Roncadelle rimasero in silenzio per qualche mese a causa di una lesione al telaio di sostegno, la popolazione ne sentì la mancanza e, dopo un incontro con il parroco mons. Aldo Delaidelli e il sindaco Michele Orlando, le associazioni locali si attivarono per raccogliere i fondi necessari (25.000 euro) con l’iniziativa “Per chi suonano le campane” organizzando anche un affollatissimo spiedo (oltre 500 partecipanti) presso il Palazzetto dello Sport. E le campane tornarono presto a suonare.
Le campane hanno suonato a festa anche nell’estate del 2024, quando gli atleti roncadellesi hanno vinto tre medaglie d’oro alle Olimpiadi, esprimendo così la gioia dell’intera comunità locale.
Il suono delle campane (come d’altronde il campanile) è ritenuto un patrimonio storico, oltre che di pubblica utilità. Fa ormai parte del paesaggio culturale di ogni comunità e richiede conoscenza e cura per poterlo salvaguardare, magari recuperando anche un pizzico di … campanilismo.