BIBLIOTECA CIVICA
La Biblioteca Civica di Roncadelle ha compiuto 50 anni. Grazie a lei, la comunità locale ha aumentato le proprie possibilità di informarsi, di aggiornare e approfondire le proprie conoscenze, di accrescere la coscienza e il senso critico e persino di divertirsi. Ha avuto anche una funzione formativa, offrendo a tanti giovani la possibilità di esprimere le proprie capacità o di maturare scelte più consapevoli. Questi risultati, pur non essendo quantificabili, non sono certo trascurabili. Ma soprattutto la Biblioteca è diventata un essenziale riferimento culturale per tutta la comunità locale.
La Biblioteca Civica di Roncadelle nacque nel 1975 da una felice combinazione di avvenimenti. Una nuova Giunta di sinistra aveva vinto le elezioni comunali nel 1973 e si proponeva molte innovazioni. Lo stesso anno la Regione Lombardia approvò la Legge n. 41, che favoriva la nascita delle biblioteche comunali identificandole non solo come pubblico servizio di lettura, ma come essenziali strumenti per “la crescita culturale e civile della popolazione” e affidandole una serie di funzioni assai ampie, compreso il compito di “diffondere la conoscenza della storia e delle tradizioni locali”. L’impulso dato da quella Legge (chiamata anche “Fontana”) fu tale che in dieci anni le biblioteche comunali in Lombardia raddoppiarono (da 674 arrivarono a 1200).
Le aperture conciliari della Chiesa e i movimenti del 1968-69 avevano fatto invecchiare rapidamente le precedenti aggregazioni e molti giovani erano alla ricerca di nuovi riferimenti e di nuovi modi di incontrarsi e di esprimersi, vivendo con disagio la contrapposizione tra due visioni culturali, quella cattolica e quella marxista, entrambe portatrici di forti istanze di giustizia e di solidarietà, ma viste entrambe come totalizzanti e poco libertarie. Nel 1974 l’apertura della Scuola Media statale a Roncadelle dava un nuovo impulso alla scolarizzazione di livello superiore; e ce n’era grande bisogno, visto che il grado d’istruzione della popolazione locale era rimasto a lungo su livelli nettamente inferiori a quelli provinciali. Basti pensare che, in quel periodo, nonostante la vicinanza degli istituti scolastici cittadini, i diplomati a Roncadelle erano il 4% della popolazione (contro il 7% della media provinciale) e i laureati rappresentavano un misero 0,6% (contro l’1,5%). E, nello sforzo collettivo, che vedeva tenacemente impegnate le famiglie e le istituzioni per aumentare il livello culturale dei Roncadellesi, venne chiamata a fare la sua parte anche la Biblioteca.
Fu infatti allora che l’assessore alla cultura, Bruno Bertoli, contattò alcuni giovani che convenivano sull’opportunità di creare a Roncadelle uno spazio di aggregazione culturale e avviare nuove iniziative con la proficua collaborazione delle forze sociali più vive della comunità. La Biblioteca civica (come si preferì chiamarla sin dall’inizio per ampliarne il significato e le finalità) venne quindi proposta come centro di animazione culturale e di stimolo critico, aperto a tutti i cittadini, soprattutto ai giovani. Il primo Consiglio di gestione (anche qui la scelta del nome non fu casuale, per sottolinearne la peculiarità rispetto alle Commissioni comunali) venne costituito provvisoriamente con la nomina di alcuni rappresentanti “politici” e cominciò a riunirsi il 3 Settembre 1975. Nello stesso periodo si organizzarono incontri aperti a tutti i giovani: risposero all’appello una trentina di essi, in parte studenti e in parte lavoratori, che si dimostrarono particolarmente interessati all’iniziativa e che costituirono il primo nucleo di iscritti. Gli incontri vertevano su argomenti da loro scelti e presentati a turno da chi si impegnava ad approfondirli: si parlò soprattutto di questioni storiche ed economiche. Alla fine dell’anno, il Consiglio di gestione venne integrato con la nomina dei rappresentanti degli iscritti e venne eletto presidente Gian Luigi Vernia. Sapendo di poter contare sul sostegno di alcuni volontari e avendo ottenuto dalla Giunta comunale l’assicurazione di una piena autonomia gestionale e di adeguati supporti, la navicella, anche se dotata di scarsi mezzi, era ormai pronta per prendere il largo.
Lo spazio offerto dall’Amministrazione comunale come sede della Biblioteca fu inizialmente una stanza lunga e stretta, poco più che un corridoio, nel retro dell’ex Casa del Fascio (v.) trasformata in Centro civico. Non era granché, ma ci si accontentò, in attesa di tempi migliori. La Biblioteca venne arredata in modo francescano: alcuni scaffali metallici, un paio di tavoli e poche sedie. Il Consiglio stese un primo elenco di libri da acquistare e scelse le riviste da tenere in Biblioteca per il servizio consultazioni e prestiti. Si cominciò a raccogliere e classificare libri di vario genere, parte dei quali offerti spontaneamente da alcuni cittadini. Sapendo che non era facile superare la diffusa disaffezione nei confronti del libro, si puntò anche su altre espressioni culturali, di più immediato godimento, come il cinema, la musica, il teatro, la fotografia. Grazie all’attivissimo G. Franco Gabella, venne installato con poca spesa un buon impianto di registrazione-trasmissione nella Sala civica, che si utilizzò spesso. Gli obiettivi erano piuttosto ambiziosi. Si voleva fare della Biblioteca uno strumento vivo d’informazione, un centro d’iniziativa culturale e civica, un momento essenziale di aggregazione e di confronto di idee, superando i tradizionali steccati ideologici. Non era un compito facile: bisognava riuscire ad oltrepassare Scilla e Cariddi (le due “chiese”) senza naufragare; bisognava evitare di lasciarsi incantare dalle sirene del potere politico ed economico; bisognava, soprattutto, riuscire a remare insieme.
Lo Statuto della Biblioteca, approvato il 24 Marzo 1976, prevedeva un Consiglio di gestione piuttosto affollato, al fine di garantire la più ampia partecipazione democratica: oltre agli iscritti, dovevano esservi rappresentate la Giunta amministrativa, le associazioni locali con fini culturali, le forze politiche presenti in Consiglio comunale, le scuole e il sindacato dei lavoratori. La Biblioteca si propose infatti come elemento di raccordo per le diverse iniziative culturali. L’assemblea degli iscritti, che veniva riunita periodicamente, eleggeva ogni anno i suoi delegati (tre o cinque, a seconda del periodo). La composizione ampia e pluralista del Consiglio di gestione, se da una parte costituì la miglior garanzia per l’autonomia della Biblioteca, dall’altra creò qualche prevedibile problema di gestione. La convivenza tra i rappresentanti “istituzionali” (che dovevano garantire i mezzi e la continuità di un servizio pubblico) e i “movimentisti” (che con la loro freschezza, creatività e autonomia dovevano dare un’anima alla Biblioteca) non fu facile. Gli screzi nascevano soprattutto quando si affrontavano i più scottanti argomenti di attualità o problemi amministrativi locali. Solo con lunghe, talvolta estenuanti, discussioni e mediazioni si riuscì ad evitare che si costituissero schieramenti interni contrapposti. Nell’elaborazione del programma di lavoro annuale si formavano solitamente ampie convergenze, se non l’unanimità dei consiglieri, e la Biblioteca riuscì così ad attuare diversi progetti culturali. Gli assessori alla Cultura che si succedettero in quegli anni (dopo Bruno Bertoli, l’incarico toccò a Daniela Bocchio, che aveva presieduto la Biblioteca nel 1977-78, e poi ad Angiolino Imperadori) sostennero le richieste e le realizzazioni della Biblioteca, rispettandone le scelte e arricchendone le iniziative con nuove proposte. Si lavorava con serietà ed entusiasmo, nella convinzione di svolgere un servizio alla comunità.
Molte e varie furono le attività culturali svolte dalla Biblioteca nei primi anni di vita. Oltre a tener aperta la sede tutte le sere della settimana e la domenica mattina (in attesa di un bibliotecario, che venne assunto solo nel 1982), si organizzarono diverse iniziative: fiera del libro, tavole rotonde su argomenti di attualità, rappresentazioni teatrali, concerti musicali, proiezioni cinematografiche al chiuso e all’aperto, corsi di chitarra, corsi di inglese, mostre fotografiche (particolarmente riuscita quella di Roncadelle com’era), gite culturali, un’utile Guida pratica del Roncadellese, ricerche di storia locale, ecc. Si cominciò a parlare di corsi di formazione per adulti, di “discoforum” (ascolto musicale guidato), di impegno ecologico. Si costituirono alcuni gruppi di interesse (musica, teatro, fotografia, cinema), mentre gli utenti del servizio consultazione e prestiti andarono gradualmente aumentando: i 1.400 volumi del 1981 (con 2.184 prestiti nei primi anni) diventarono 4.200 nel 1984 con 1.920 prestiti nell’anno e 513 iscritti al prestito (di cui 382 utenti attivi). Alcune iniziative hanno lasciato un segno duraturo: dalla Biblioteca ebbero origine infatti l’Estate Aperta, le serate musicali in castello, il gruppo di Ricerca storica locale, il libro Religione, arte e società a Roncadelle, il giornale culturale locale (prima Per la zènt, nel 1979, poi La locandina dal 1983 al 1985), un Cinefotoclub, l’archivio fotografico comunale.
Pur operando tra difficoltà e diffidenze, il Consiglio di gestione svolse generosamente, per dieci anni, la propria funzione culturale-educativa, senza mai ammainare la bandiera della propria autonomia, con qualche inevitabile schermaglia con le forze politiche ed alzando talvolta la voce nei confronti dell’Amministrazione comunale, soprattutto quando la Biblioteca appariva penalizzata da una inadeguata dotazione di mezzi.
La Legge Regionale n. 81 del 1985, restringendo il ruolo delle biblioteche comunali all’acquisto e alla conservazione dei libri, alla promozione della lettura e poco altro, svuotò poi di significato e di funzioni il Consiglio di gestione, che uscì di scena. E il bibliotecario Maurizio Milzani divenne l’anima della nuova gestione. Venne modificato lo Statuto della Biblioteca e si progettò l’ampliamento della sede con apertura su via Roma. Con la ristrutturazione del Centro Civico, lo spazio della Biblioteca venne quindi raddoppiato, ma si dimostrò ancora insufficiente.
Dal marzo 1987 venne adottata la tessera personale (gratuita) per gli utenti. Gli iscritti attivi erano 752 (12% della popolazione) e due anni dopo diventarono 1.006 (15% della popolazione), mentre il patrimonio librario andò aumentando rapidamente: 6.684 volumi nel 1987 (con 4.666 prestiti), 8.884 libri nel 1989 (con 6.357 prestiti). E nel 1990 si raggiunse la dotazione standard di 1,5 libri per abitante. Nel nuovo Regolamento venne introdotta anche una multa (e un deposito cauzionale) per quanti non restituivano il libro alla scadenza prevista. La Biblioteca ha sempre cercato una collaborazione con gli insegnanti della scuola dell’obbligo e ha continuato a proporre ed organizzare Corsi di vario genere, serate monotematiche, cineforum e spettacoli teatrali.
Nel 1997 venne ulteriormente ampliato la spazio della Biblioteca, accanto alla sala multiuso del Centro Civico. Ebbe infatti a disposizione 150 mq per la lettura, lo studio, i lavori di gruppo. Aveva 13.000 volumi e 22 riviste in libera consultazione; oltre ai prestiti librari (circa 3.000 richieste all’anno) cominciò a funzionare il prestito di videocassette e di CD multimediali.
Nel 1998 ha aderito al Sistema Bibliotecario di Chiari con 18 altre biblioteche comunali, riuscendo così a poter disporre di una quantità considerevole di titoli senza dover procedere a continui acquisti; e, con l’accesso prima al Catalogo collettivo informatico della provincia e poi alla Rete bibliotecaria bresciana e cremonese, si è moltiplicata la disponibilità di libri. La Biblioteca Civica si è dotata anche di cinque computer per ricerche e consultazioni.
Nel frattempo ha allargato le proposte di corsi annuali sui più svariati argomenti: dalla filosofia al teatro, dall’informatica alla pasta di sale, dalla fotografia alla storia locale, dall’arte alla narrativa, dalla pittura su porcellana all’inglese, dalla medicina alternativa al taglio e cucito, dai fiori secchi alla buona scrittura, dallo yoga alla storia contemporanea. Il bibliotecario, appassionato di teatro, ha proposto anche rassegne di teatro dialettale.
Si sono formati dei gruppi di lettura, col compito di proporre novità editoriali ritenute interessanti. E si è avviata una serie di incontri con autori di libri. È stata aperta Bi.bliò, la biblioteca riservata ai bambini da zero a otto anni, collocata presso la Scuola Materna statale. Nel 2012 è nato il Concorso letterario di racconti brevi “Scrivimi una storia”, promosso dall’assessora alla cultura Stefania Lamberti e realizzato annualmente dalla Biblioteca Civica in collaborazione con l’associazione “Don Chisciotte”, per stimolare la creatività e valorizzare l’impegno e la passione per la scrittura.
Nell’epoca del digitale si tende a pensare che le biblioteche siano ormai superate, che sia facile trovare tutto su Google, su Wikipedia; in realtà non è così: in rete non troviamo tanti approfondimenti e manca spesso il confronto delle idee, elementi necessari per una reale conoscenza e per poter distinguere le informazioni vere da quelle manipolate; manca inoltre spesso la possibilità di leggere i testi che si vogliono conoscere. Per molti cittadini le biblioteche rimangono l’unico luogo in cui possono prendere visione gratuitamente di quotidiani, di settimanali e di documentari. L’accesso libero e gratuito all’informazione permette di annullare le differenze tra chi ha e chi non ha. E anche questo è un obiettivo auspicato dalla Costituzione per affermare una vera democrazia.
La Biblioteca è sempre impegnata nel promuovere la lettura, coinvolgendo anche le scuole locali; fornisce suggerimenti di lettura; organizza incontri con gli autori, il Concorso annuo “Scrivimi una storia”, due gruppi di lettura, letture con gli ospiti della Casa di Riposo (v.) e cicli di incontri monotematici. Nel 2024 la sede è stata trasferita nel vicino edificio dell’ex Palazzina della Sanità.
L’Amministrazione comunale locale, che ha sempre dimostrato di riconoscere l’importanza del ruolo della biblioteca pubblica, si impegna costantemente, in collaborazione con il personale bibliotecario, a realizzare servizi e progetti utili per accrescere il patrimonio culturale dei suoi cittadini. E la Biblioteca Civica ha dato nei suoi primi 50 anni un essenziale contributo alla istruzione (v.) e allo svago della comunità locale.