ANTEZZATE

“Più che un cascinale isolato, si presentava come un piccolo paese circondato da vasti campi d’erba” ricorda Emma Tomasoni “Era un agglomerato fatto di abitazioni per i contadini, grandi fienili e numerose stalle”. Antezzate, che ora si presenta come moderna scuderia per cavalli di razza, è stata la più estesa e popolosa azienda agricola locale, con una lunga storia.
La “possessione di Tezate” o di Antezzate (come cominciò ad essere chiamata nel ‘500) era formata dai terreni compresi tra il vaso Mandolossa (v.) e la roggia Gandovere (v.), a nord della strada rurale per Travagliato.
Il suo nome deriva dall’antica denominazione di origine celtica “Tezago”. Cominciò ad essere coltivata in modo intensivo dopo la centuriazione romana nel I sec. a.C. e pochi secoli dopo apparteneva probabilmente ad un unico possidente, che vi fece costruire una villa rustica verso la strada Cassanese (località Mandolossa).
Dopo varie vicende, scarsamente documentate, divenne di proprietà dei Porcellaga (v.) di Roncadelle. Nella seconda metà del ‘400, Galeazzo Porcellaga vi fece costruire una cascina con casa “da patrone e da massari”. Una parte consistente di tale proprietà (145 piò) venne ceduta nel 1503 ad Aimo e Gerolamo Maggi con patto di recupero e poi venduta a Bartolomeo Porcellaga e Gerolamo Gavardo, suocero di Gian Battista Porcellaga. Ma i proprietari del castello di Roncadelle vi mantennero sempre una discreta proprietà.
Per irrigare adeguatamente i terreni di Antezzate, i Porcellaga parteciparono all’inizio del ‘500 alla realizzazione della seriola Castrina, che prendeva le acque dall’Oglio presso Palazzolo per portarle fino al confine delle Chiusure di Brescia. La compartecipazione di Gian Francesco Porcellaga era di 28 ore settimanali nel 1519 e divenne di 42 ore nel 1522. Le ore d’acqua eccedenti i bisogni dei suoi terreni venivano affittate ad altri proprietari locali.
Nel 1650 Pietro Aurelio Porcellaga, a causa del suo dispendioso stile di vita e delle lunghe vicende giudiziarie che dovette affrontare, fece ricorso ad un consistente prestito (75.000 lire) ricevuto da Vincenzo Calini, per saldare il quale fu costretto a rinunciare a gran parte della proprietà di Antezzate.
Dopo che Chiara Camilla, ultima discendente dei Porcellaga del castello, ebbe sposato il marchese Gaspare Martinengo Colleoni (v.), questi ricostituì la “possessione” (230 piò) e ne rilanciò lo sviluppo ampliando anche il cascinale. Nella polizza del 1687 la cascina di Antezzate venne descritta come “un casamento con corpi doi di stanze terranee et molte superiori per uso mio, insieme con cinque altri corpi di casa et cinque di fenile, con stalla et colombara, ara et horto, quattro altri corpi di casa con sette di finile, con stalle, ara et horto per uso delli Massari, altri trei corpi di stanze terranee per uso del malghese, tutto cinto di muro eccetto che gli horti”.
Nella stagione invernale la cascina ospitava alcuni malghesi per svernare con le loro mandrie bovine offrendo loro fieno e ricevendo in cambio latte e formaggi. E andarono aumentando sia le case per i contadini che le stalle per gli animali.
In seguito la grande azienda rurale passò ai Martinengo dalle Palle. All’inizio dell’800 la proprietà di Antezzate (340 piò) apparteneva a Federico Martinengo qm. Luigi. Fu poi venduta ad Andrea Tonelli di Coccaglio, che la ampliò ulteriormente (circa 400 piò) e, nel 1878, la vendette a Gaetano Facchi (1812-1895) grosso commerciante del ferro, che decise di dedicarsi all’agricoltura e alla pubblica amministrazione, diventando sindaco di Brescia e poi deputato al Parlamento come liberale di destra.
Il commendator Gaetano Facchi divenne il primo contribuente del Comune di Roncadelle. La proprietà di Antezzate fu ereditata dal figlio Carlo, che dal 1899 fu anche Consigliere comunale e poi Revisore dei conti a Roncadelle per qualche anno, ma visse quasi costantemente nella proprietà di Roccabianca (Parma). La proprietà di Antezzate fu gestita quindi da vari “fittavoli”, tra cui i fratelli Tomasoni (nei primi anni ’30) e Cesare Mondini, che nel 1941 dichiarò la presenza di 44 dipendenti e 184 conviventi nella cascina, oltre a 216 bovini.
Negli ultimi secoli Antezzate è stata la più grossa azienda agricola di Roncadelle sia per estensione che per produzione agricola: nell’ultimo dopoguerra, sui suoi 131 ettari di terreni si producevano annualmente circa 700 q. di grano, 630 di mais, 700 di orzo e, per la rotazione agraria, circa metà dei campi veniva tenuta a prato. Notevoli anche gli allevamenti di bestiame.
Nella cascina viveva una comunità organizzata. Oltre al pane prodotto in casa, si disponeva di carni animali e di ortaggi; c’era anche un locale per la lavorazione del latte e la conservazione dei formaggi. Molti attrezzi venivano costruiti e riparati in loco, tanto che qualcuno parlava di cascina autarchica. Per le funzioni religiose domenicali c’era una cappella, nella quale si è conservata a lungo una preziosa “Annunciazione” del Bagnadore (ora ritornata nel palazzo della Loggia di Brescia, dove era esposta inizialmente).
Nel 1951 vi venne avviata, per interessamento della Giunta comunale Manenti, anche una Scuola elementare (v.) per i bambini della zona, che si teneva in un’apposita aula, ma che durò pochi anni. Le trasformazioni socio-economiche in atto fecero infatti ridurre gradualmente la popolazione contadina.
Negli anni ’50 l’azienda fu divisa in due parti quasi uguali, gestite da Battista Nodari e Angelo Zanotti; e successivamente da Giovanni M. Boldini e Antonio Tomasoni.
Il grande cascinale fu poi acquistato da Emilio Balzarini, ricco armatore e importatore di bestiame, insieme a 50 ettari di terreni per avviarvi nel 1980 una scuderia di purosangue per trotto e galoppo tra le più prestigiose d’Italia.